Non era un campionissimo ma è stato uno dei protagonisti del ciclismo dei ruggenti anni Cinquanta, in un'epoca nella quale lungo le strade polverose e sconnesse capitava di incrociare le ruote di Fausto Coppi e Gino Bartali, di Fiorenzo Magni e di Charly Gaul, di Jacques Anquetil e di Gastone Nencini. Guido Boni da Gattaia, sperduta frazione del comune mugellese di Vicchio, da dilettante era una grande promessa del ciclismo ma si rivelò, da professionista, niente più che un buon passista e un discreto scalatore; non poco per un ciclismo che mai come allora era pieno di giganti. Sicuramente, Guido era un ottimo gregario. E certamente era un ragazzo simpatico e ben voluto, protagonista di un matrimonio, quello con Marisa Zocchi, la prima amatissima campionessa di "Lascia o raddoppia", che riempì per mesi le cronache non solo dei rotocalchi ma anche dei giornali; un matrimonio per il quale si commosse mezza Italia e che suscitò l'interesse e la partecipazione dell'Aga Khan e di Papa Pacelli.
Il libro - "Guido Boni, l'angelo biondo di Vicchio" (Geo edizioni) è il titolo di un volume scritto da Bruno Confortini che ricostruisce a metà tra gesta sportive e cronaca rosa la storia di uno dei protagonisti di quel ciclismo che faceva esplodere in petto il cuore di milioni di italiani, che divideva in fazioni i tifosi, di quel ciclismo folle e eroico, simbolo dell'Italia uscita malconcia dalla guerra che provava a riscattarsi dalla miseria e dall'ignoranza. La storia dell'Angelo biondo di Vicchio è anche la storia di uno sportivo, osannato da Vasco Pratolini e raccontato da Alfonso Gatto, che seppe lasciare senza rimpianto la sua carriera di ciclista di buon livello per scegliere di animare il bar Zocchi a Pratolino, un bar che dagli inizi del secolo era meta di appassionati delle due ruote e frequentato da grandi campioni come Gino Bartali che per Boni stravedeva. La storia che, con una minuziosa documentazione, disegna Confortini è, in fondo, la storia di Guido ma anche di Marisa, di due giovani bravi, belli e con la testa sulle spalle, due ragazzi a cui la gloria non aveva fatto dimenticare che la vita è fatta di lavoro, sacrificio, di amore e di affetti semplici ma sinceri. In campo televisivo, in quegli anni in cui l'etere si animava su una sola frequenza e per poche ore al giorno, Marisa Zocchi era una potenziale fuoriclasse: miss Toscana, stella di prima grandezza dell'avvio della grande saga televisiva di Mike Bongiorno, Marisa era corteggiata da produttori cinematografici e impresari, ma a tutti rispose no per dividere, con l'Angelo biondo di Vicchio, quella vita che ogni brava ragazza degli anni Cinquanta sognava.
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