Prende il via giovedì 28 novembre, alle 17, nell’Aula Magna della Biblioteca “Chelliana” a Palazzo Mensini, in via Mazzini a Grosseto, la rassegna “Io mi racconto! Autobiografie, memoir e diari”, promossa dalla Rete Grobac, delle biblioteche, degli archivi e dei centri di documentazione della Maremma e dell’Amiata in collaborazione con la Fondazione archivio diaristico nazionale. L’incontro vede la presenza di Natalia Cangi, direttrice dell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, e la presentazione del libro “Gnanca na busia. Il romanzo di una vita scritta sul lenzuolo” di Clelia Marchi. Introducono Ilaria Cansella, direttrice Isgrec, e Roberta Pieraccioli, direttrice della Biblioteca comunale “G. Badii” di Massa Marittima; sono previsti i saluti di Emiliano Rabazzi, presidente della Rete Grobac, e Anna Bonelli, direttrice della Biblioteca “Chelliana”.
“Si tratta di un nuovo, ricco, calendario di eventi, che si svilupperà fino a maggio del prossimo anno – spiega il presidente Emiliano Rabazzi – in molte biblioteche della nostra provincia per promuovere la lettura. Il progetto coinvolgerà anche alcune scuole che potranno lavorare sui temi scelti. Quest’anno abbiamo deciso di lavorare sul diario, il memoir, l’autobiografia e, più in generale, la narrazione di sé, perché si tratta di generi letterari molto diffusi e apprezzati; di particolare pregio, per noi, è la collaborazione con la Fondazione archivio diaristico nazionale”.
Gli eventi di promozione della lettura della Rete Grobac sono progettati dalla Biblioteca comunale di Massa Marittima, in collaborazione con l’Isgrec. Autobiografie, memoir, diari sono tre generi diversi che viene però naturale accostare perché rimandano tutti al racconto di sé, mettendo in evidenza questioni legate all’identità, ma anche al rapporto fra la scrittura e la vita. I testi, che saranno trattati nei vari incontri, mettono in evidenza le molteplici ragioni che giustificano il bisogno delle persone di narrarsi: “esistere” agli occhi degli altri, guardare al proprio passato raccontando ciò che si era o si è vissuto, costruire la propria identità in relazione al contesto più ampio in cui si proietta la propria vita.
“Il Comune di Massa Marittima – commenta la sindaca Irene Marconi – ha fortemente sostenuto questo progetto attraverso il coinvolgimento attivo della sua biblioteca comunale nella definizione del calendario degli eventi. La nostra amministrazione è sempre più orientata a rafforzare queste sinergie per promuovere la lettura, come strumento di conoscenza ed emancipazione, che aiuta i cittadini a sviluppare capacità analitica e spirito critico, indispensabili per interpretare il mondo e la realtà, in modo autonomo".
“La collaborazione con la Fondazione archivio diaristico nazionale – aggiunge Roberta Pieraccioli, direttrice della Biblioteca di Massa Marittima – è un passo molto importante per la Rete Grobac, perché apre nuovi orizzonti. Lavorare a questa nuova progettualità è stato stimolante e crediamo che incontrerà anche l’interesse del nostro pubblico, con focus particolari”.
“Gnanca na busia. Il romanzo di una vita scritta su un lenzuolo” (Il saggiatore). È il racconto dell’esistenza, semplice eppure straordinaria, della contadina mantovana Clelia Marchi, che decise di scrivere i ricordi di settant’anni di vita su un lenzuolo. La testimonianza unica di un mondo rurale oggi così remoto e incomprensibile, racchiuso nelle parole della più umile dei suoi esponenti. “Care Persone Fatene Tesoro Di Questo Lenzuolo Chè C’è Un Pò della Vita Mia”. Così si apre la storia narrata da Clelia Marchi: sette decadi, molte fatiche, un solo grande amore. Una storia che la donna inizia a scrivere dopo la morte del marito, prima su quaderni e fogliacci e quindi su un lenzuolo bianco del proprio corredo, per poi donarlo all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano perché ne trattenga e tramandi la memoria. Una storia fatta di miseria e guerra, di polenta e lavoro nei campi, di muri crivellati da proiettili, di paura del nemico e del padrone, ma anche di amore: per gli otto figli, quattro cresciuti e quattro perduti, e soprattutto per un ragazzo dagli occhi azzurri, conosciuto a quattordici anni e sposato a diciotto. Una storia di piccole cose e grandi avvenimenti, di passioni intense e lutti insuperabili, narrata tutta di fila lungo 184 righe numerate attorno a un solo imperativo: “gnanca na busia”, non dire mai nemmeno una menzogna. Un volume, arricchito dalla postfazione di Vinicio Capossela, che è diventato negli anni un classico contemporaneo: un racconto di sé che si fa terapia e, insieme, ritratto di un’epoca. Traccia scritta del desiderio tutto umano di essere letti nella nostra essenza più sincera.
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