Se ne va uno degli scrittori toscani più celebri: Antonio Tabucchi. Lo scrittore pisano, innamoratosi del Portogallo e della sua lingua grazie all’opera e al pensiero di Fernando António Nogueira Pessoa, si è spento il 25 marzo a Lisbona. Aveva sessantotto anni.

Conosciuto soprattutto per il suo romanzo “Sostiene Pereira”, edito da Feltrinelli nel 1994, con il quale vinse il premio Campiello – un romanzo storico ambientato nella Lisbona del ’38, quando il Portogallo era sotto il regime di António de Oliveira Salazar –, Tabucchi raggiunge la propria popolarità nel 1992 con “Requiem”.

Un romanzo scritto in lingua portoghese che, come molti altri romanzi di Tabucchi, si basa sull’incontro, sulla conoscenza di persone nuove da parte del protagonista: un espediente letterario che permette all’autore di costellare le proprie pagine di spunti letterari, filosofici, folcloristici e meditativi.

Docente universitario presso l’Ateneo di Siena, Tabucchi ha insegnato anche al Bard College di New York e all’Ecole de Hautes Etudes e College de France di Parigi. Ha collaborato per anni con molti giornali italiani e stranieri quali: Il Corriere della Sera, L’Unità, Il manifesto, Le Monde, El Pais.

Autore di romanzi tradotti in quaranta lingue e spesso portati sul set da registi italiani e stranieri, Tabucchi induceva il lettore a riflettere anche sulla società e sulle sue degenerazioni.  In “La testa perduta di Damasceno Monteiro”, romanzo del 1996, il tema centrale è infatti l'incapacità del sistema giudiziario di condannare un potente come il sergente della Guarda Nacional: un tema decisamente (e tragicamente) attuale sia nel nostro Paese che all’estero. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo “Il tempo invecchia in fretta”, Feltrinelli, 2009; “Viaggi e altri viaggi”, Feltrinelli, 2010; “Racconti con figure”, Sellerio, 2011.

Duccio Rossi