"Il vuoto che brucia", così è se vi appare...quello non scritto

il 10/10/2011 - Redazione

Italiano lingua da enigmisti per enigmisti. No, non è un indovinello ma è solo lo spunto da cui partire per capire cosa significhi creare giochi di parole, aforismi ecc. La lingua italiana, molto più complessa rispetto alle altre a livello di grammatica e sintassi, si contraddistingue per un’incredibilmente ricca varietà fonetica. Tutto questo permette di poter giocare con la lingua, sia a livello di suoni sia attraverso il rapporto significante-significato dei singoli termini. Chiunque, anche inconsapevolmente, riesce a compiere dei giochi di parole e delle frase enigmatiche. L’esempio è quello della perifrasi, quando cioè vogliamo dire ad un'altra persona qualcosa che stimiamo non farle piacere, e quindi sfruttiamo una terminologia e dei periodi decisamente diversi rispetto a quelli che ci eravamo prefigurati nella nostra mente. Tutto questo rappresenta un gioco poetico che la nostra lingua ci porta imprescindibilmente a compiere. È una dote innata che possiamo vantare come italiani e “italofoni”. Nella poesia italiana, famosa in tutto il mondo per le sue forme metriche e la sua sonorità inconfondibile, si istalla però anche una dimensione meta-significativa, se mi è concesso il termine. Si istaura cioè un gioco costante tra detto e non detto, tra immaginario e reale che porta chi legge a indagare, a porsi delle domande, a ragionare ecc. Nell’indovinello, nel gioco di parole, nel rebus, nell’enigma avviene la stessa cosa: anche lì si sfrutta la musicalità delle parole, il gioco sul non detto, lo stimolo al ragionamento, all’investigare, al tentare e all’inventare. Conan Doyle al suo Sherlock Holmes faceva sostenere che sono i dettagli che rivelano la verità. Il fatto lampante, visto o detto chiaramente ha solo un valore legato a se stesso. Così nella poesia e nell’enigmistica, il non detto, il sinonimo, il particolare rapporto della parola con l’idea che rappresenta, un particolare suono portano con sé una dimensione “magica” e rivelatrice. L’enigma poi diventa un esercizio ben più complicato se si considera la brevità e l’immediatezza che lo contraddistinguono. Però le sue particolari caratteristiche lo fanno essere ancor più significativo, toccando espressioni d’ogni genere e campo semantico. In questo senso, tutti gli indovinelli del mondo descrivono, poeticamente, tutti gli aspetti dell’essere. E forse è anche questa la “magia” che accompagna le pagine del volume di Riccardo Benucci “Il vuoto che brucia”. Un libro in cui scoprire, tra indovinelli ed enigmi, la personalità e la produzione poetica di chi da sempre ha giocato con le parole, con i versi, con i suoni per rivelare al mondo significati originali e nuove espressioni.

Andrea Frullanti

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