“Il vero storico non è il vero assoluto”. Parla lo storico e saggista Franco Cardini

il 01/02/2010 - Redazione

Franco Cardini è uno dei maggiori conoscitori della storia medievale. Potremmo scrivere fiumi di parole sulle collaborazioni, i riconoscimenti, gli studi, i corsi e le lezioni tenute da Cardini. Ma per dare una cifra della sua professionalità, preferiamo usare una sua semplice definizione: “non mi definisco un professore, ma un insegnante di Storia”.
Cos’è la Storia?
“Quando si fa Storia, occorre tenere presenti i dati oggettivi che emergono, ma anche questi, non sono mai né sicuri né sufficienti, i dati falsati sono sempre in agguato. Il risultato è che la storia è sì la ricerca del passato, ma senza illusioni di completezza e capendo sempre che la ricostruzione è imperfetta”.
Come è stata usata la Storia nel corso del tempo?
“Il fascismo usava la storia, come anche le democrazie liberali o popolari la usano. Spesso ci fermiamo agli eventi macroscopici: il fascismo falsava la storia romana, è vero, ma al tempo stesso ne incentivava anche uno studio molto serio. A differenza della Lega che falsa la storia del medioevo, anche se è vero che il ritorno d’interesse è dovuto all’uso politico della storia. È una disciplina che non arriva mai alla verità obiettiva, è importante tenere presente che i nostri grandi maestri dell’Accademia Prussiana dell’800 ci hanno insegnato che la storia è una scienza”.
Chi è il vero storico?
“Il vero storico ha poco a che fare con il vero assoluto, lo storico cambia con il cambiare dei periodi storici”.
Com’è visto oggi il medioevo?
“È dal ‘700 che siamo ammalati di Medioevo, a partire dall’Illuminismo che lo considerava la foresta da cui ci siamo liberarti. Norberto Bobbio diceva che siamo tutti figli di Voltaire o di Chateau Briand, ovvero: amiamo il Medioevo, la fede profonda, il mistero oppure siamo tra coloro che invece ci vedono l’inquisizione, la caccia alle streghe. Tra queste polarizzazioni c’è il Medioevo storico, ovvero sapere obiettivamente cos’era, con aderenza ai fatti storici”.
Qual è l’idea comune di revisionismo?
“La gente ha paura del revisionismo. Nato dalla scienza dei trattati, i revisionisti furono prima coloro che volevano rivedere i trattati di Versailles, poi i socialisti, che non accettavano i trattati della Terza Internazionale. Oggi s’intende un’altra cosa ancora, i revisionisti sono diventati coloro che non credono nei campi di sterminio. Contro il Vescovo Williams ad esempio, ho letto molto, ma non sono riuscito a capire cosa volesse dire, perché oggi i revisionisti non si lasciano parlare, andrebbero invitati a un confronto per dimostrare al mondo le diverse versioni e la credibilità di ognuna sulla base delle fonti. La demonizzazione è pericolosa, perché si semina simpatia per il negazionismo, che non emerge, ma è latente. Cresce il numero delle persone che apertamente dicono alcune cose su Israele, mentre in privato ne rivelano altre”.
Qual è la differenza tra politica e storia?
“La storia è disincantare la realtà. La politica è mostrare la realtà da un punto di vista particolare, non intendo falsata, ma da un punto di vista soggettivo, dal quale convincere tutti del fatto che sia proprio quello il migliore punto di vista oggettivo che si possa avere”.

Elisa Manieri


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