Il valore della memoria. “Ebrei in Toscana”, in mostra 100 anni di storia

Firenze il 20/01/2017 - Redazione
Cento anni di vita delle comunità ebraiche toscane e i loro intrecci con il resto della comunità ebraica italiana, i suoi collegamenti con quella europea, mediterranea e internazionale. A raccontarlo la mostra “Ebrei in Toscana XX e XXI secolo”, curata dall’istituto storico per la Resistenza e la Società Contemporanea nella provincia di Livorno e dalla Regione Toscana e visitabile a Firenze, nei locali della Sala delle Carrozze in Palazzo Medici-Riccardi, fino al 26 febbraio (ingresso gratuito).

Le comunità ebraiche - L’importanza delle comunità ebraiche nella storia della regione è legata alla presenza di una rete diffusa e diversificata di gruppi: dalla numerosa comunità di Livorno a quella di Firenze e, accanto a queste per rilievo economico e culturale, le comunità di Pisa, Siena e Pitigliano, non escludendo poi quei nuclei familiari arrivati in altre città, come i Nunes a Piombino, o i Bemporad a Rosignano, o i Finzi ad Anghiari. Ogni comunità, tramite i suoi componenti, ha legami con il resto del mondo. Alcune famiglie provengono dall’antica emigrazione iberica, altre dall’America latina, altre ancora dal bacino del Mediterraneo. Ogni comunità poi ha relazioni con la tradizione sionista nazionale ed europea ed extraeuropea, con i fermenti culturali che attraversano il paese, con le ideologie più significative che lo agitano. La mostra, allestita secondo i criteri più aggiornati di coinvolgimento multimediale, vuole quindi parlare a tutte le generazioni interessate per rafforzare i fili di una memoria democratica, costituire un antidoto per tutte le pulsioni razziste e discriminatorie che attraversano la nostra realtà.

La mostra - Da lungo tempo si è consolidata una tradizione secondo la quale ogni qualvolta che si parla di Comunità Ebraica l’attenzione si concentra sul tema della Shoah. Tema imprescindibile da qualsiasi punto di vista, tema che anche nella mostra “Ebrei in Toscana XX  e XXI secolo” viene sviluppato in modo analitico e approfondito ma che non diventa esclusivo dello sguardo proposto su tutta questa vicenda. Occorre guardare alla storia della minoranza ebraica nell’intero arco della storia contemporanea come parte integrante della medesima, poiché dal periodo risorgimentale si è sviluppata una vicenda complessa, articolata su diverse tracce con caratteristiche differenziate e a volte anche contrastanti. Infatti è a partire dall’Unità d’Italia che questa comunità diventa una componente portatrice di eguali diritti e possibilità come tutti gli altri gruppi presenti sulla penisola. Il momento culminante e decisivo per il riconoscimento universale e palese di questa raggiunta uguaglianza di diritti fu la Prima Guerra Mondiale alla quale gli ebrei parteciparono numerosi combattendo molto spesso nelle file degli ufficiali. Da qui si snoda una storia che avrebbe dovuto portare alla completa integrazione di questa minoranza nella storia nazionale, se non ci fossero state le Leggi razziali e la persecuzione antiebraica. E su questa parte si concentra la prima parte della mostra che racconta come gli ebrei abbiano avuto comportamenti simili a tutti gli altri cittadini italiani, da una parte schierati a sostegno del fascismo e dall’altra avversari del regime, come molti rimasero nell’anonimato, nascosti in quella zona occupata dalla grande maggioranza che non applaudì, né si oppose, o come invece altri si organizzarono nelle file dell’antifascismo. Dopo questa tematica la mostra sviluppa il tema della persecuzione prima dei beni e poi delle vite, cercando di cogliere il comportamento di coloro che vivevano al loro fianco, sul loro stesso pianerottolo, vicini di casa e compagni di banco nelle scuole, colleghi di lavoro e amici. Dopodiché c’è il grande capitolo della persecuzione, delle fughe, degli arresti, delle privazioni, della morte. Attraverso alcune vicende individuali seguite nel loro intero percorso, vicende differenziate per censo e per legami familiari e culturali, la mostra racconta la materialità e la diversità di questi percorsi il cui lieto fine spesso è legato solo al caso. Viene poi illustrato il secondo dopoguerra, spiegando come dalle macerie delle sinagoghe distrutte, dall’intreccio di partenze per Israele e arrivi dal Medio Oriente durante i diversi conflitti che hanno insanguinato quei territori, tutta la realtà delle comunità ebraiche italiane, e anche di quelle toscane, si sia ristrutturata. A partire dal processo ad Eichamnn si sono sviluppate infatti alcune risposte strategiche nel quadro delle politiche della Memoria come l’istituzione del Treno della Memoria della regione Toscana che ogni due anni porta centinaia di studenti e decine di docenti a Auschwitz-Birkenau e tutto questo non è solo una operazione di memoria ma è anche un tassello per la costruzione di una coscienza democratica responsabile.
 
Info - Per ogni informazione +39.0586.809219

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