Il testamento di un socialista nelle pagine della storia. Il diario di Loris Scricciolo

il 29/01/2009 - Redazione

“Ho fiducia nella forza giustiziera del tempo e della verità”, così profeticamente Loris Scricciolo (1923-2004) rispondeva nel 1983 in una intervista sulla crisi della politica e sulle sue tentazioni di mollare l’attivisimo nelle file del Partito Socialista. Anni dopo, ci avrebbe pensato Tangentopoli a cancellare quel partito cui lo stesso Scricciolo aveva militato per tanti anni. Ma neppure allora mollò la sua adesione al partito, cui rimase fedele sino alla fine. Anzi, la sua vena di polemista si accentuò in difesa di una storia e un’idea che, riteneva, avessero subito un’ingiustizia troppo grande rispetto ai ben più importanti meriti. Oggi, per chi non ha avuto modo di frequentarlo ma anche per coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, è possibile ricordarne la figura grazie alle figlie Beatrice e Eleonora che hanno dato alle stampe “Pagine di storia” (edizioni Il Pavone, pp. 96) - presentato a Chiusi nei giorni scorsi -pubblicando alcuni interessanti scritti a pochi anni dalla scomparsa. Tra di essi le pagine inedite del diario giovanile, gli anni della sua formazione culturale e della presa di coscienza contro il fascismo, la conoscenza e frequentazione di uomini che poi formeranno in Toscana il Partito d’Azione, primo fra tutti Piero Calamandrei. Ad Arezzo, dove frequenta l’istituto magistrale, il giovane Scricciolo realizza anche le prime azioni contro il regime, i volantinaggi notturni, partecipa ai cenacoli antifascisti, subisce le reprimende della polizia politica. Ma Loris Scicciolo era anche un appassionato frequentatore della storia e della storia della sua Chiusi. E così ecco pagine vibranti che raccontano la nascita del Psi, alla fine dell’800, della Società Operaia, la storica conquista del Comune nelle elezioni del 1904. Ma anche il ricordo di un tragico fatto accaduto nel giugno del 1944 in cui perirono, a causa del fuoco degli alleati, alcune fanciulle della Gioventù Italiana del Littorio all’Estero (Gile). Nel 1997, è proprio Scricciolo a ricordare quell’episodio e scuotere le coscienze di chi si era “colpevolmente dimenticato” di quel sacrificio di innocenti vite. Chiudono il libro due scritti politici più recenti, uno di questi, in particolare (“Berlusconi e il Monte dei Paschi: pericolosa voglia di scoop”, pubblicato da sienalibri per gentile concessione dell’editore e della curatrice) in cui viene fatta chiarezza sul rapporto tra il giovane imprenditore Silvio Berlusconi e la Banca Mps, tramite il ricordo dell’allora vice presidente. E piccata è la replica a chi lo accusava di aver dato credito al futuro Presidente del Consiglio : “Si vorrebbe quasi menare dello scandalo e giudicare pressoché anomalo ciò che invece rientra nella “correttezza”. O si vorrebbe, per caso, che l’accesso al credito venisse selezionato in base a delle pregiudiziali ideologiche  e politiche? Talché appunto questo Berlusconi, conosciuto più oggi come “Sua Emittenza”, dovrebbe essere radiato dalle relazioni bancarie - non già perché inaffidabile – ma perché non amava il Pci ed ora non favorisce certo il Pds? Se è questo che vorrebbe, non ci si rifugi pertanto dietro lo schermo fittizio dello scandalismo. Ma lo si conclami piuttosto a viso aperto!”. In queste affermazioni c’è tutto il Loris Scricciolo polemico, battagliero, fervente sostenitore di un autonomismo del Psi che lo aveva portato già nel 1963 ad entrare in Parlamento con la “covata nenniana” a fianco, appunto, di Pietro Nenni da cui ebbe sempre riconosciuta stima e affetto. Nel suo testamento è scritto: “giorno verrà comunque che, leggendo i miei scritti […], qualcuno rammenti almeno che non sono passato invano, sgusciando come fanno oggi certe ombre di uomini viventi, fra queste strade cittadine, vecchie e nuove, in questi luoghi, e in mezzo a questa gente che tuttavia ho sempre servito ed amato dal profondo del cuore”. Grazie a figure come Loris Scricciolo si può senz’altro dire che la storia del Psi non fu una storia criminale o illegale ma fu, soprattutto, la storia di tanti e onesti uomini che si misero al servizio di altri in nome di un’idea e un’utopia che ancora sono vive e cercano altri testimoni.

Michele Taddei

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