Il tempo del disimpegno. Se l’etica cade in prescrizione

il 31/03/2014 - Redazione

La scena era questa. Sul campetto di una Scuola Calcio un gruppo di bambini aspettava l’istruttore che era in ritardo. Già tutti in assetto. Scarpini coloratissimi, movenze da campioni che “non ce n’è per nessuno”. Saluti, vanterie, coloriti motteggi in voci bianche. L’allenatore non arrivava, i genitori (che nelle pratiche sportive dei figli rappresentano la parte più diseducativa) erano già altrove. Quale migliore occasione per organizzare una partitella, fare proprio, e senza intrusi, quel campo agli occhi loro vero come uno stadio. Così fecero i ragazzini. Formarono le squadre, si dettero delle regole. E via a chiamare palla, a correre lungo le fasce, a convergere verso il centro, a calciare la contentezza e la prima aria di primavera. Arbitri di se stessi, invocavano le regole, trovavano un accordo, la moviola dava sempre ragione alla voglia di giocare.

Clicca qui per leggere l'editoriale completo di Luigi Oliveto

Torna Indietro

NEWS

Libri

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x