Seconda serata del Premio letterario Viareggio-Repaci, sotto le stelle della terrazza del Bagno Balena. Sulla scena, ancora una volta, tre scrittori a contendersi il riconoscimento, che, come ogni anno viene consegnato in ciascuna categoria: narrativa, poesia e saggistica. Dopo le consultazioni della giuria di esperti, infatti, il Premio è alle battute finali, e nove autori con nove titoli sono in lizza. Dopo l'incontro (raccontato da Toscanalibri.it) con Melania Mazzucco, Michele Sovente e Michele Emmer, è stata la volta di Laura Pariani per la narrativa, Amedeo Quondam per la saggistica e Fernando Bandini per la poesia.
Amedeo Quondam - Il testo di Quondam, “Forma del vivere. L’etica del gentiluomo e i moralisti moderni” (Mulino), “indaga sulla storia moderna dell'etica, in quella vasta terra di nessuno che si estende tra i monumenti della Scolastica e la rivoluzione di Kant”, come ha detto lo stesso autore. Docente di Letteratura italiana all'Università Sapienza di Romna, Quondam ha presentato il suo volume con ironia: “è un'archeologia noiosa e avvincente di come ha preso forma la figura del moralista. C'è un'accezione negativa del moralista, come un rompiscatole, ma il moralista è più in generale chi riflette sulla condizione dell'uomo”.
Laura Parriani - Per la narrativa, la Pariani, già vincitrice del premio Campiello, ha presentato il suo “Milano è una selva oscura” (Einaudi) parlando di come è nato. “Noi scrittori, scriviamo per raccontare delle storie di cui siamo venuti a conoscenze, storie che ci hanno colpito. Io qui parlo di un barbone, una persona che vive ai margini della società. Ho deciso di prendere un punto di vista basso, di una persona che vede Milano dalla prospettiva di chi sta seduto a terra a raccogliere qualche spicciolo. Il mio barbone, si chiama Dante Alighieri, ovviamente questo non era il suo nome di battesimo, ma come qualsiasi barbone, quando inizia la vita in strada cambia nome”.
Fernando Bandini – per la sezione poesia, l’autore di “Quattordici Poesie” (L'Obliquo editore) ha detto: “la poesia non deve rinunciare a fare discorsi, noi trasmettiamo significati ma in versi”. Dal suo lavoro emergono i fili del destino, insieme biografico e testamentario, ricapitolazione insieme drammatica e ironica del destino. “Secondo me - ha detto Bandini - la poesia non deve rivelare il suo antefatto, spiegare come è nata, anche se è chiaro che scriviamo sulla scia di un'impressione. A me è capitato di scrivere dopo aver sentito Umberto Bossi, ma non per questo ho scritto una poesia sulla politica”. All'interno del libro si trovano poi versi che trattano più tematiche, tra cui la “Ballata della metamorfosi”, “Il cuore adesso è in fiero disaccordo col tempo”. “O muse, fate ch'io riabbia un'ora dell'antica carità”.
Il prossimo incontro - Un aperto dibattito, moderato da Franco Contorbia, componente della giuria del premio, ha poi coinvolto il pubblico, desideroso di approfondire e capire meglio il significato di ciascuno di questi libri selezionati per un premio letterario così prestigioso e dalla lunga storia. Appuntamento adesso è per giovedì 12 agosto, stesso orario per la terza serata cui parteciperanno Pieluigi Cappello (“Mandate a dire all'imperatore”), Nicola Lagioia (“Riportando tutto a casa”) e Nicolai Lilin (“Caduta libera”), presentati da Sergio Givone. La proclamazione dei vincitori è in programma per venerdì 27 agosto.
Chiara Masini
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