Il Palio di Siena e il dramma dell’umanità nei versi di Eugenio Montale

il 01/07/2014 - Redazione

Siena 3 luglio 1944. E’ la data che ricorda la Liberazione della città e che quest’anno, nel settantesimo della ricorrenza, trova opportuno ricordo anche nel drappellone che andrà in premio alla contrada vincitrice del Palio di luglio. Sono, infatti, settant’anni dalla graduale fine della seconda guerra mondiale (nel teatro europeo si sarebbe conclusa l’8 maggio 1945) che al suo termine contò 55 milioni di morti, coinvolse il mondo in un conflitto totale, vide il dramma dell’Olocausto, sprofondò l’Italia dentro la follia del nazi-fascismo.

Il Palio visto da Montale - Oggi che Siena, attraverso la dedicazione di un palio, intende fare memoria di tale tragedia, merita richiamare una testimonianza letteraria che evoca la giostra senese (la sua festosa vitalità) quasi contrapposta al fosco presagio di quella guerra che avrebbe, per la seconda volta, oscurato il Novecento. Si tratta della poesia “Palio” di Eugenio Montale, contenuta nella raccolta “Le occasioni” (1939). E’ un testo niente affatto d’occasione, molto complesso, talvolta oscuro nei suoi significati. Vi sono compresi (e sovrammessi) per lo meno tre sentimenti: l’amore per una donna, il coinvolgimento emotivo nella liturgia paliesca (e in ciò che essa suscita), lo scoramento dinanzi ai destini dell’umanità.


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