Il baritono e la ballerina. Una toccante storia d’amore nelle lettere di Bastianini a Manuela Bianchi Porro

Siena il 26/08/2021 - di Luigi Oliveto
Nel melodramma gli amori non possono che essere irrefrenabili, tormentati, quasi sempre abbrunati dal lutto. Fu così – ma quella volta nella realtà – anche l’amore che legò Ettore Bastiani (1922-1967) e Manuela Bianchi Porro. Lui, 35 anni, affermato baritono; lei, non ancora diciassettenne, promettente ballerina solista al Teatro della Scala. Si erano incontrati a Milano nel 1957 durante le prove di Un ballo in maschera e della Adriana Lecouvreur. E di lì a un anno nacque un sentimento che niente ebbe dell’enfasi di un libretto d’opera, ma che conobbe, piuttosto, gli intensi delicati toni dell’amor de lohn, l’amore di lontano cantato dal poeta provenzale Jaufré Rudel, nei cui versi la lontananza ha il medesimo affanno del desiderio; il desiderio del ricongiungimento. Tale fu, infatti, l’amore tra Ettore e Manuela: vissuto prevalentemente nella distanza, nell’attesa dell’incontro, in domani sempre prorogati a un altro domani.
 
Oggi questa storia d’altri tempi (d’altri tempi anche all’epoca nella quale fu vissuta) si rivela nel libro “Il mio pensiero per te. La vita e l’arte di Ettore Bastianini nelle lettere a Manuela Bianchi Porro” (Edizioni Cantagalli) curato in maniera rigorosa e partecipe da Luisella Franchini e Valerio Lopane. Si tratta dell’intero carteggio tra Ettore e Manuela (lettere, cartoline, telegrammi) dal 1958 al 1963, che la stessa Bianchi Porro ha donato recentemente alla Biblioteca Musicale Donizetti di Bergamo. Ma il libro offre anche una puntuale ricostruzione della carriera artistica di Bastianini, con estratti di recensioni, testimonianze, una cronologia ragionata, un raro album fotografico.
 
Ciò che colpisce è comunque la vicenda affettiva che si racconta in una fitta cronaca di quotidianità, tenerezze, reiterate dichiarazioni d’amore, adiramenti, malcelate gelosie. Cinque anni in cui si inanellano parole quali nostalgia, assenza, lacrime, desiderio, partenza, bene, felicità, speranza, perdono; e ancora tutto il repertorio in uso nel ‘teatro intimo’ degli innamorati. Fino a quando, nel 1963, Bastianini con un repentino messaggio chiede al suo “Musino bello” di lasciarlo: “Non puoi restare a curare un uomo tanto più vecchio di te. Parti!” Quelle brusche parole attingono stavolta a un sentimento non troppo praticato dagli innamorati (soprattutto se maschi), quello della generosità. È infatti l’anno in cui Bastianini si recherà a Berna per iniziare un ciclo di radioterapia, la malattia sta mostrando tutta la sua gravità. L’ultimo documento del carteggio è un telegramma del 9 aprile 1963 che lui invia a Manuela, ormai prossima a sposarsi e intraprendere una nuova vita, dove le augura: “Sii felice sempre”. Quando Ettore morirà a Sirmione il 25 gennaio 1967, Manuela gli sarà vicina.

Eh già – dirà qualcuno – la vita volle fare il verso alla finzione scenica. Oppure, chissà, venne abbattuta quell’immaginaria quarta parete del palcoscenico e il dramma esondò nella vita vera, si confusero gli spartiti. Certo è che se ascoltiamo Il trovatore dove Bastianini interpreta il Conte di Luna e canta: “Ah! l’amorosa fiamma m’arde ogni fibra” sarà difficile non pensare all’ardore che veramente accese un uomo e una giovanissima donna in una storia per loro unica e irripetibile; ma universale per come, in questo stesso istante, possa esserci qualcuno che replica, magari su uno smartphone, le stesse parole di due innamorati di oltre mezzo secolo fa: “il mio pensiero per te”.
 
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Luigi Oliveto

Giornalista, scrittore, saggista. Inizia giovanissimo l’attività pubblicistica su giornali e riviste scrivendo di letteratura, musica, tradizioni popolari. Filoni di interesse su cui, nel corso degli anni, pubblica numerosi libri tra cui: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Siena d’autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004),... Vai alla scheda autore >

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