I pittori della “scuola di Staggia” in mostra a Seravezza, dal 5 luglio “Le vie del Sole” a Palazzo Mediceo

il 04/07/2014 - Redazione

Sono considerati i precursori dei Macchiaioli e da sabato 5 luglio le loro opere saranno visibili a Seravezza (Lucca). Sono i pittori della “scuola di Staggia” protagonisti della mostra “Le vie del sole. La scuola di Staggia ed il paesaggio in Toscana fra Barbizon e la macchia” aperta fino al 7 settembre nelle sale del Palazzo Mediceo (orario dal lunedì al venerdì 17-24; sabato e domenica 10.30-12.30 e 17-24). La mostra è curata da Nadia Marchioni e organizzata dalla Fondazione Terre Medicee e dal Comune di Seravezza e un comitato scientifico composto da Carlo Sisi (presidente), Silvio Balloni, Nadia Marchioni, Elisabetta Palminteri e Francesca Panconi.

Visione intima della natura - Il percorso espositivo comprende oltre 60 opere che rendono omaggio a quei pittori che, dal 1853 nella campagne di Staggia vicino Siena, abbandonarono un approccio “accademico” al paesaggio, per anticipare una visione più personale, intima e quotidiana della natura che culminerà poi nel movimento dei “macchiaioli”. Questo gruppo di artisti, definiti informalmente nel 1873 da Telemaco Signorini come “Scuola di Staggia” e che secondo i ricordi dello stesso artista tentarono “Le vie del sole”, si erano riuniti intorno ai pittori di origine ungherese Carlo Markò junior e a suo fratello Andrea, figli di quel Carlo Markò senior che nel suo atelier fiorentino dagli anni Quaranta, aprì una propria scuola di paesaggio. Insieme a loro artisti come Emilio Donnini e Serafino De Tivoli e poi Carlo Ademollo, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe, Curio Nuti e Michele Rapisardi. Una produzione fino adesso poco conosciuta ma che rappresenta un momento cruciale nel rinnovamento della pittura del paesaggio in Toscana. Si parte dallo scenario del paesaggio romantico a Firenze fra gli anni Trenta e Cinquanta dell’Ottocento, passando da una scelta di straordinari dipinti dei pittori della scuola di Barbizon che, a partire dalla fine degli anni Venti dell’Ottocento, nei pressi di Parigi riuscirono, ritraendola dal vero, a rivoluzionare la pittura di paesaggio. I protagonisti di questa “scuola”, fra cui Charles-Françios Daubigny, Narcisse-Virgile Diaz de la Peña, Jules Dupré, Constant Troyon, sono presenti in mostra sia per rimarcare la distanza che separava questa pionieristica interpretazione del paesaggio dalla contemporanea pittura romantica toscana, sia per indicare l’esempio al quale molti degli artisti innovatori gravitanti intorno a Firenze seppero guardare, alla metà del diciannovesimo secolo, per fondare la loro nuova visione del paesaggio. Si arriva poi al cuore della mostra rappresentata dalle opere della “Scuola di Staggia”. In questi dipinti si coglie in pieno la nascita di una nuova sensibilità: il paesaggio non è più l’ideale natura composta in studio secondo codificate leggi accademiche, né la ricerca di sublimi effetti romantici; l’emozione dell’artista di fronte alla natura si raccoglie in abbreviate visioni di ruderi o cascinali nella campagna, sul greto di un torrente, presso un abbeveratoio, una strada polverosa che scompare nel fitto del bosco, sciogliendosi di fronte ai quotidiani “motivi” agresti e condensandosi in dipinti dove la realtà viva e pulsante viene evocata con inedita libertà.

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