E’ professore associato in Informatica Giuridica nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano, dove ha fondato e dirige il Corso di Perfezionamento post lauream in computer forensics e investigazioni digitali. Nel mondo del cyberspazio e degli hackers Giovanni Ziccardi sembra muoversi a suo agio, tanto da aver pubblicato un saggio nel 2011 dal titolo Hacker, il richiamo della libertà. Il tema ritorna nel suo romanzo appena uscito: L’ultimo hacker, curato ancora dalla Marsilio. Una sfida combattuta a colpi di algoritmi non disdegnando un viaggio in moto che da Milano porta sino in Basilicata.
Un saggio, poi un romanzo: cambia la forma ma l’argomento resta lo stesso?
“L’essere hacker è il filo conduttore di tutti e due i libri, ma nel romanzo ho avuto la possibilità di sviluppare, tra fiction e realtà, molti aspetti che penso siano intriganti per il lettore: l’aspetto tecnologico, il timore per le tecnologie e il loro uso non lecito ma anche l’aspetto legale (un processo e la vita di studio di un giovane avvocato), l’idea del viaggio e la passione per la moto, la doppia personalità che caratterizza il protagonista (uomo di legge ma anche hacker che opera, spesso, al confine della legalità). Il saggio Hacker è frutto di un lavoro rigoroso di ricerca durato anni ma mi ha “costretto”, in un certo senso, all’interno di griglie ben precise. Il romanzo mi ha permesso, invece, di superare tali griglie e di spaziare veramente in diverse direzioni letterarie interessanti, in una sorta di contaminazione costante che partendo dal caos cerca l’ordine”.
Hacker, dietro il termine resta un sottofondo di romanticismo oppure la realtà è controversa?
“Resta un sottofondo di romanticismo, alla fine gli hacker sono spesso dalla parte giusta. È anche vero, però, che negli ultimi anni il termine hacker si è confuso con l’ambiente criminale e anche nel sentore comune la confusione è tanta. Però le idee che molti hacker portano avanti – la libertà dell’informazione, l’opposizione a segreti, la condivisione della conoscenza, il controllo sull’operato dello stato e una sana e costruttiva diffidenza nei confronti dell’autorità – sono segno di nobiltà d’animo e di principi molto solidi”.
Riporto dalle note di copertina: Alex si troverà a dover attraversare in motocicletta l'Italia, da Milano a Matera, dalle Murge al Carso, in una lotta non solo contro il tempo ma anche contro la capacità di controllo e l'invasività delle nuove tecnologie…insomma siamo a metà strada fra un racconto on the road e Minority report?
“Sì, la componente on the road è essenziale. Basti pensare che ho ripercorso ogni tragitto indicato nel libro, per migliaia di chilometri, per cercare di riportare questo senso di urgenza del protagonista (anche di fuggire) e questa inquietudine di fondo. Anche il fatto di voler viaggiare, nell’era tecnologica, con una motocicletta degli anni Ottanta (anche questa una cosa che ho realmente fatto) ha un senso importante: oggi, con Google Maps, Streetview e i satelliti sarebbe possibile scrivere un libro di viaggi stando seduti nel salotto di casa, ma con quale profondità? I paesaggi descritti da Alessandro nel romanzo sono filtrati prima dai miei occhi e poi dai suoi, e ciò rende il tutto molto caratteristico”.
C’è stato un episodio in particolare che le ha ispirato la vicenda di Alex?
“No, l’intera storia è nata senza alcun riferimento al mondo reale tranne il caso della tratta dei cuccioli - un caso che è realmente avvenuto e di cui ho visto le carte – e qualche altro passaggio nel quale sono stato ispirato da articoli scientifici o casistica, ma sostanzialmente tutto è nato sulle pagine del libro”.
Del fenomeno si parla spesso oggi citando anche Wikileaks ma già nel 1984 fu pubblicato un libro negli Stati Uniti dal titolo Hackers: Gli eroi della rivoluzione informatica, firmato da Steven Levy, che indica come figura fondamentale Richard Stallman: cosa è cambiato in questi 28 anni?
“È cambiato tantissimo perché l’hacking è legato a doppio filo con il mondo delle tecnologie e si evolve con il loro progresso Oggi mi sembra che sia molta meno attenzione all’etica e alla responsabilità nell’uso delle tecnologie, si moltiplicano gli attacchi e le frodi, comportamenti che i primi hacker evitavano”.
La scorsa estate Sony ha patito un attacco alla rete on line della Playstation 3, per mesi il servizio agli utenti è stato negato: dal suo punto di vista come si definisce una azione simile contro un colosso del mercato internazionale?
“Occorre valutare bene cosa è successo. In simili casi è facile dare subito la colpa agli hacker, ma l’analisi da fare è ben più approfondita (ad esempio se si è trattato, invece, di un problema di vulnerabilità interna) e spesso, in simili casi, le informazioni che sono fornite sono molto scarse”.
Torniamo al mondo del libro: cartaceo oppure ebook?
“Il cartaceo per i libri del cuore, per quelli che non lascerei mai a casa, per quelli di cui amo il profumo e il rumore delle pagine, per quelli da regalare a una ragazza o a un amico, o per le mie annotazioni ai margini. L’ebook per avere sempre con me una piccola-grande biblioteca dove trovare ispirazione, per cercare citazioni, per osservare gli altri lettori del mio stesso libro e le frasi o passaggi che sottolineano o apprezzano”.
Domanda tecnica: i giornali scompariranno, per informarsi resteranno solo i siti on line?
“Secondo me no, almeno nel breve termine. Soprattutto in paesi con un livello di alfabetizzazione (e tradizione) informatica molto basso come l’Italia. Di certo l’informazione online ha cambiato l’intero mondo della carta stampata, mettendolo in crisi e obbligando a una reazione che si vedrà presto se darà buoni frutti”.
Oltre al suo lavoro di docente e la scrittura di libri si occupa anche di un blog sul Fatto, come è nata questa idea?
“Dalla mia collaborazione con Saturno, l’inserto culturale del Fatto Quotidiano. Dopo alcuni articoli sulla versione cartacea, mi hanno concesso anche questo piccolo spazio in una parte del sito molto tranquilla ma con visitatori e commentatori attenti e competenti”.
Entro in libreria e mi trovo dinanzi L’ultimo Hacker di Ziccardi e L’Ultimo dei Mohicani di James Fenimore Cooper… lei quale mi consiglia?
“L’ultimo dei Mohicani! È già nella mia libreria da circa 35 anni. Prima quello, assolutamente, poi il mio romanzo”.
Valerio Cattano
SOTTOTORCHIO
LIBRO E AUTORE PREFERITO
“La notte del Pratello” di Emidio Clementi
L’ULTIMO LIBRO LETTO
“Reduce” di Giovanni Lindo Ferretti
UN LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
Un libro di poesie, di solito così bistrattate (anche dagli editori…): “Prove tecniche di resurrezione” di Massimo Zamboni
LEGGERE È…
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