Una mostra che ripercorre l’entusiasmante evoluzione e insieme rivoluzione dei Macchiaioli, che hanno dato vita a una delle più originali avanguardie nell’Europa della seconda metà del XIX secolo. Si tratta de “I macchiaioli” in programma a Pisa, Palazzo Blu, dall’8 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023, prodotta e organizzata da Fondazione Pisa a cura della storica dell’arte
Francesca Dini.
L’esposizione – La mostra a Palazzo Blu, articolata in 11 sezioni, racconta l’eccitante avventura di un gruppo di giovani pittori progressisti, toscani e non, che – desiderosi di prendere le distanze dall’istituzione accademica nella quale si sono formati, sotto l’influenza di importanti maestri del Romanticismo come
Giuseppe Bezzuoli e
Francesco Hayez – giungono in breve tempo a scrivere una delle più poetiche e audaci pagine della storia dell’arte non solo italiana. Ed è proprio per via dei valori universali che la sottendono che l’arte dei Macchiaioli risulta così attuale, affascinando con la pienezza formale e poetica di straordinari capolavori – dalle
Cucitrici di camice rosse di
Borrani a
Il canto di uno stornello di
Lega, alla
Battaglia di Magenta di
Fattori – indelebilmente impressi nella memoria collettiva. Lo sguardo intimo sulla realtà a loro contemporanea, la visione antieroica e profondamente umana che i Macchiaioli ebbero del Risorgimento hanno del resto incantato anche il mondo del Cinema, da
Luchino Visconti a
Martin Scorsese. La mostra di Palazzo Blu raccoglie le opere “chiave” di questo percorso allo scopo di cadenzare i diversi momenti della ricerca dei macchiaioli, il loro confrontarsi con altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee; i loro smarrimenti, la capacità di mettersi collettivamente in discussione e di sterzare, se necessario, il timone per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza abbandonare mai la via maestra della luce.
Il Caffè Michelangelo - Il pubblico dei visitatori troverà a Palazzo Blu le risposte alle domande più ricorrenti: perché i Macchiaioli sono nati in Toscana? Possono essi ritenersi i pittori del Risorgimento? Perché sono considerati un’avanguardia europea? Il racconto prende le mosse, nella prima sezione, dal fiorentino Caffè Michelangelo, nel quale approdano nel 1855 i toscani
Telemaco Signorini,
Odoardo Borrani,
Raffaello Sernesi,
Giovanni Fattori,
Adriano Cecioni,
Cristiano Banti,
Serafino De Tivoli, ai quali si uniscono il napoletano
Giuseppe Abbati, i veneti
Vincenzo Cabianca e
Federico Zandomeneghi, il ferrarese
Giovanni Boldini, il romagnolo
Silvestro Lega, il pesarese
Vito D’Ancona, il romano
Nino Costa. Tra i loro sostenitori ci sono il poeta
Giosuè Carducci, il critico
Diego Martelli, l’ingegnere e uomo di scienza
Gustavo Uzielli. Questi artisti che si definiscono “progressisti” contestano l’accademia di belle arti come sistema e difendono la libertà di espressione. Ecco perché il Caffè Michelangiolo da subito appare loro il luogo ideale per crescere e per svincolarsi dalle “pedanterie” accademiche. Il loro obiettivo è quello di arrivare ad esprimere il proprio sentimento attuale di giovani uomini animati da profonde idealità patriottiche e artistiche attraverso forme d’arte più moderne e condivise. Vogliono confrontarsi con realtà diverse da quella italiana e accogliere quanti, anche solo di passaggio in Toscana, possano apportare un qualche stimolo, tra questi
Edgar Degas e
Gustave Moreau,
Marcellin Desboutin e lo scrittore
Georges Lafenestre,
Auguste Gendron (allievo di
Delaroche), l’americano
Elihu Vedder.
I cambiamenti di scenari - L’esposizione prosegue attraverso i cambiamenti di scenari (sezione 2), a partire dall’Esposizione Universale di Parigi del 1855 che sancisce il trionfo della moderna pittura di paesaggio francese, e cambia anche lo sguardo sul paesaggio di alcuni pittori, capeggiati da
De Tivoli e da
Carlo Markò junior. “Il paesaggio è la vittoria dell’arte moderna” affermano
Edmond e
Jules de Goncourt nel loro articolo sull’Esposizione. Di ritorno da Parigi De Tivoli inizia dedicarsi allo studio del vero, ottenendo mirabili effetti di naturalezza e di ariosità atmosferica, come in
La questua.
Lo sguardo cambia anche sulla realtà contemporanea (sezione 3), e anche pittori di figura come il veronese
Cabianca si trovano a osservare con occhi nuovi la società contemporanea passando dal timido realismo delle scene d’interno, ad un’opera come
L’abbandonata, in cui audacemente Cabianca coglie lo stato emotivo della protagonista con insolita determinazione. In mostra anche il tema della Seconda Guerra d’Indipendenza (sezione 4) che provoca nel percorso dei progressisti toscani l’occasione per riflettere sul particolare rapporto che li lega all’epopea risorgimentale. Nel frattempo, incoraggiato dal momento storico, “si converte alla macchia” anche
Giovanni Fattori che nella
Battaglia di Magenta, dipinge un grande affresco corale in cui la vittoria italiana decisiva per le sorti della guerra – con la liberazione di Milano – diventa un evento umanitario. La quinta sezione è dedicata al dipinto
Il mattino di Cabianca, eccezionalmente a Pisa per la prima volta dopo 160 anni, esposto con successo alla Promotrice di Torino nel 1861. La mostra prosegue con il racconto del successo che i Macchiaioli ebbero dopo l’esposizione torinese, gli anni di affermazione della loro arte (sezione 6). In questo momento nascono straordinari capolavori come
Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello di
Borrani,
Pastura in montagna e
Tetti al sole di
Sernesi,
Contadina nel bosco, di
Fattori. Il gruppo è ormai coeso e forte grazie a un progetto comune, ovvero contribuire alla nascita di un’arte nazionale, allineata con le più avanzate manifestazioni della pittura europea.
Info – Palazzo Blu
, Lungarno Gambacorti 9, 56125 Pisa tel. +39 050 916 950
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