Come affrontavano i greci e i romani le malattie, i traumi, la salute? Quale immaginario elaboravano di fronte all’esperienza drammatica dello stare male? Attraverso le vicende di illustri curanti – Asclepio, Ippocrate, Galeno –, passando per le storie di dottori e pazienti meno noti, il libro di Damiano Fermi “I greci, i romani e… la medicina” (Carocci editore) porta alla scoperta della medicina antica, aprendo uno scorcio su idee e pratiche che non mancano di sorprendere l’osservatore moderno. Il lettore è quindi condotto in un interessante viaggio nel mondo greco e romano da una prospettiva decisamente singolare, quella della medicina antica.

Il volume, agile e accessibile, non è rivolto solamente agli amanti dell’antichistica, ma a tutti coloro che desiderano perdersi in una piacevole lettura piena di curiosità e collegamenti con la medicina dei nostri tempi. L’ampia selezione di testi mostra all’opera ottimi medici e ciarlatani disprezzati, che lottano contro il male per mezzo di terapie dall’efficacia più o meno discutibile: diete severe, medicamenti, incantesimi, brutali operazioni chirurgiche, droghe e veleni. Un mondo in cui un’idea razionale di cura convive con credenze religiose e saperi marginalizzati, offrendo un’eccezionale chiave d’accesso alla comprensione della vita degli antichi.

Damiano Fermi ha conseguito il dottorato di ricerca in Antropologia del mondo antico all’Università degli Studi di Siena e insegna Latino e Greco nei licei. Si occupa di letteratura greca antica, con particolare riguardo per i modelli culturali trasmessi dalle narrazioni mitiche. È autore di saggi, volumi e della monografia “Lo sventurato connubio. Ricerche sul mito di Koronis” (2018). Ha curato la traduzione e il commento di due poemi epici di età tarda (Quel che Omero non disse. «Il ratto di Elena» di Colluto e «La presa di Ilio» di Trifiodoro, 2023).


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