Gli occhi laici della Bibbia. Intervista a Erri De Luca

il 01/12/2008 - Redazione

Ha incantato il pubblico di Leggere è Volare con il suo spettacolo “Provando in nome della madre”. Erri De Luca, scrittore e grande appassionato della lingua ebraica e della Bibbia, ha portato sul palco del Teatro dei Rozzi lo spettacolo tratto dal suo omonimo romanzo dove rivive una delle storie più antiche, che ci accompagna da duemila anni, ma raccontata questa volta dalla protagonista: Miriam/Maria.
Lo spettacolo “Provando in nome della madre”, tratto dal suo romanzo, racconta la storia di Miriam/Maria che scopre di essere incinta con l’annuncio di un angelo e in questo modo diventa, come ha detto lei, “operaia della divinità”. Si può dire che si tratta di una storia sulla grandezza dell’Amore?
Innanzitutto si tratta di un racconto sacro che esiste da un paio di migliaia di anni quindi non posso dire di essere io l’autore sono solo uno degli innumerevoli redattori. La redazione in questo caso parte dal punto di vista di Miriam/Maria, è lei che racconta. È una ragazza madre che è stata investita da questo annuncio che l’ha resa incinta prima del suo matrimonio e non del suo sposo. Si trova così nella situazione di conflitto aperto con la legge per la quale lei è un’adultera. L’amore è prima di tutto quello di Miriam/Maria che si concretizza nel momento in cui accetta senza esitazione di portare fino alla fine questo compito. In secondo luogo quello del suo sposo, Iosef /Giuseppe, che accetta di crederle. E’ l’amore tra loro due che permette a questa storia di compiersi.
In questa occasione ha quindi assunto una doppia veste quella di attore e scrittore?
Sono uno che racconta storie per iscritto ma anche a voce. In questo caso non sono proprio un attore perché non interpreto un ruolo sono il “responsabile” di questa storia che segue i due attori, suggerendo notizie e informazioni su quello che succedeva ai tempi in cui la storia si svolgeva e fornendo qualche dettaglio sulla legge ebraica.
Da dove nasce questa sua grande passione per l’ebraico antico e per la lettura della Bibbia?
Dalla solitudine, non per superarla ma per approfondirla. È un testo antico che non ha nessuna attualità. Per un credente è il pane quotidiano invece da non credente posso dire che è il più grande testo dal quale proviene la nostra civiltà religiosa. Ho un’attrazione nei confronti della forza che riesce a trasmettere l’ebraico, lingua in cui è scritta la Bibbia, ma è l’attrazione di un semplice lettore non di un credente.
Lei ha partecipato attivamente al movimento del ’68. Cosa pensa degli studenti che sono scesi in piazza in questi giorni?
Per molti della mia generazione il ’68 è stato solo un anno di inizio, una linea di partenza. Ci sono stati poi anni più impegnativi nei quali la necessità e la voglia di scendere in piazza si sono radicalizzate fino a far diventare quella generazione l’ultima rivoluzionaria della storia d’Europa. Non riesco a vedere nessun rapporto tra quella generazione rivoluzionaria e questi ragazzi che protestano per l’impoverimento della loro materia di insegnamento.

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