“Se una volta usciti da qui e terminato questo benedetto esame di maturità riuscissi a trasmettere ad ognuno di loro un po’ della mia voglia di comprare e leggere libri di poesia con il gusto, l’amore e gli adeguati strumenti interpretativi che merita questa forma espressiva, sarebbe un gran bel traguardo”. A qualcuno potrà sembrare un’inguaribile forma di romanticismo o più semplicemente una strenua difesa del ruolo di insegnante. Né l’uno, né l’altro. Ugo Sani, professore di lettere e latino del Liceo Linguistico San Bellarmino di Montepulciano, da oltre 40 anni, davanti ai suoi ragazzi parla con l’emozione di chi dopo aver traghettato dei giovani adolescenti nel mondo dei grandi, attraverso gli insegnamenti della letteratura, è pronto a ripartire con una nuova esperienza ricca di difficoltà, ma non per questo meno stimolante. “Gli adolescenti hanno bisogno e sete di poesia ma la poesia ha un codice difficile da decifrare. Ecco quindi che si rivolgono, una volta fuori dalla scuola, alla musica e alla canzone, forme espressive più vicine ai loro canoni. Purtroppo oggi tutto viene veicolato attraverso l’immagine e la commistione con la letteratura può generare, in particolar modo nelle giovani generazioni, confusione”. Ugo Sani confida di rimanere sorpreso di fronte a frasi ricorrenti dei suoi ragazzi come “…Prof ha visto quel nuovo video musicale…”. La musica, un po’ come la poesia, si ascolta, evoca suoni. Non si guarda. E’ in questa apparente contraddizione che, come un deus ex machina, si esalta il valore quasi salvifico che la letteratura (vivaddio) mantiene. “Il lavoro che si fa sulla letteratura, - spiega Sani questa volta con un pizzico di orgoglio di letterato - resiste e va in controtendenza rispetto ai modelli offerti dall’attuale società. E se si ha la fortuna di lavorare con una classe di diciassette alunni invece che di trentaquattro, senza voler entrare in polemica con meccanismi che sono penalizzanti in primo luogo per i ragazzi , si può creare un rapporto di complicità che consente di raggiungere importanti traguardi con grande serenità, affrontando anche temi che traendo forza dalla letteratura sono poi storie di vita utili alla crescita umana e personale dei giovani”. E in un attimo si capisce perché, in quest’aula di un liceo di provincia, spaziare da Manzoni a Tozzi, fino a Calvino risulta più un piacere che non un sacrificio. In attesa che la poesia un giorno possa conquistare finalmente i cuori e le menti degli ex ragazzi della V c.
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