Quella di Giovanni Cavalcanti è una cronaca interessante e coraggiosa in quanto ha un piglio satirico ed è uno dei pochi testi del Quattrocento critici nei confronti di Cosimo de' Medici e della fazione medicea: forse proprio per questo ebbe una fortuna limitata, tant'è che a tutt’oggi l'autore risulta misconosciuto. Proprio a partire da questa considerazione, Arianna Capirossi - dottoressa di ricerca in Letteratura italiana, specializzata nella letteratura del Rinascimento presso l'Università degli Studi di Firenze - ha curato il volume “Giovanni Cavalcanti, Nuova opera, edizione critica e annotata” (Firenze University Press).
 
Cavalcanti era un outsider, imprigionato per debiti per una decina d'anni nel carcere delle Stinche a Firenze. Egli assimila Cosimo de' Medici alle figure minacciose e tiranniche di Filippo Maria Visconti e Francesco Sforza. Nella scrittura si ispira a Dante, Petrarca e Boccaccio e nell'opera sono presenti anche alcune novelle. Il testo quattrocentesco, grazie alle numerose annotazioni, anche divulgative, di cui l’autrice l’ha corredato, è fruibile non solo da specialisti dell'argomento, ma anche da appassionati di storia del Rinascimento e di Firenze. È presente inoltre un indice dei luoghi dal quale è possibile risalire a tutte le annotazioni storiche riferite a vie, piazze, edifici, fiumi di Firenze e della Toscana.






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