Gaudeamus igitur. Quando l’attimo è fuggente

il 20/01/2014 - Redazione

Avrete presente l’inno internazionale della goliardia. Quel Gaudeamus igitur che facendo il verso alle scanzonate pose dei clerici vagantes, magnifica la gioventù e il suo ingordo carpe diem (cogli il giorno, l’attimo, vivi e godi il presente) che già Orazio aveva suggerito nelle Odi aggiungendo un verso di non poco conto: “quam minimum credula postero” (“confidando il meno possibile nel domani").
La versione del Gaudeamus che conosciamo è del tedesco Christian Wilhelm Kindleben (1748-1785). Nato povero, aveva potuto studiare grazie all’aiuto di alcuni mecenati e così laurearsi in teologia alla Friedrich Universität di Halle. Pubblicò l’inno nel 1781 in Studentenlieder, e il componimento seguì, grosso modo, un canovaccio ricavato dagli appunti manoscritti su un quaderno dai suoi compagni di studio.

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