Gaetano Bresci a 150 anni dalla nascita. Se ne parla il 29 luglio a Coiano

Prato il 24/07/2020 - Redazione
La sera del 29 luglio 1900, a Monza, il re d'Italia Umberto I si allontanava, a bordo di una carrozza scoperta, dalla palestra della società ginnica "Forti e liberi", dove aveva premiato alcuni atleti. Ad un tratto, gli si avvicinò un giovane il quale, armato di una rivoltella, lo colpì a morte. L’attentatore fu subito arrestato e identificato. Il suo nome era Gaetano Bresci, 31 anni, anarchico di Prato, della frazione di Coiano, di professione tessitore. A 120 anni da questi fatti, ancora il 29 luglio, nel paese natio dell’anarchico pratese si terrà la presentazione il libro “Gaetano Bresci a 150 anni dalla nascita (1869-2019)” (Pentalinea) realizzato grazie al contributo dell’Associazione per il Lavoro e la Democrazia e la collaborazione con il Comitato Pratese per la Promozione dei Valori Risorgimentali e la CGIL di Prato. Il libro include gli interventi svolti in occasione del convegno su Bresci tenutosi nello scorso novembre presso i locali della CGIL provinciale di Prato. Di Bresci saranno analizzati il contesto di formazione cittadino, nazionale e internazionale, il percorso biografico, l’eco avuto dal suo gesto negli Stati Uniti, la trasformazione in mito in tempi e contesti politici da lui anche assai distanti. La presentazione si terrà presso il Circolo ARCI di Coiano, mercoledì 29 luglio, alle ore 21. Interverranno Manuele Marigolli (presidente dell’Associazione per il Lavoro e la Democrazia) e i due curatori Alessandro Affortunati e Andrea Giaconi. Coordina la serata Riccardo Cammelli.

I fatti - Tornato da Paterson, negli Stati Uniti, dove era emigrato pochi anni prima, il Bresci aveva compiuto il gesto a seguito dei fatti del maggio 1898, quando il generale Bava Beccaris aprì il fuoco dei cannoni sulla folla che protestava per il rincaro del prezzo del pane, provocando 80 morti e 450 feriti e il monarca aveva premiato l’autore con la Gran Croce dell’ordine di Savoia, cercando di instaurare lo stato militare attraverso il governo del generale Luigi Pelloux. Era una cosa che l’anarchico pratese aveva ribadito più volte durante gli interrogatori: egli intese il gesto estremo per rendere giustizia alle vittime della strage di Milano e per opporsi a possibili regimi autoritari. Se il gesto in sé poteva dirsi esecrabile, rimaneva indubbio l’intento in funzione democratica che il suo autore aveva in mente. In quest’ottica, il Comune di Prato intese intitolare al Bresci una strada il 1 luglio 1976.
 
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