“Quel che è buono da mangiare è buono da leggere”. Questo il motto di Firmino (Einaudi), il topo protagonista dell’omonimo libro di Sam Savage, pubblicato da una piccola casa editrice americana e diventato un vero caso internazionale. A pensarci bene è immediato il binomio cibo-letteratura, vuoi per la fantasia che li accomuna, vuoi perché il primo alimenta il corpo mentre il secondo l’anima. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato per il semplice fatto che riesce a trasmettere l’amore e la passione per la lettura. Citazioni, titoli di opere, personaggi noti e non che hanno fatto la storia della letteratura mondiale si trovano tutti insieme in questo libricino facendo da filo conduttore all’esistenza di un singolare “topo da biblioteca” di Boston nato e cresciuto tra i libri. Firmino, personaggio emarginato, vive in una libreria e si ciba di libri per non morire e proprio grazie a questi scopre e conosce il mondo, insieme alle emozioni più profonde. I libri diventano la sua lente di ingrandimento per scoprire cosa si cela al di là della vetrina della libreria e dei suoi numerosi scaffali oltre ad essere un mezzo per conoscere gli uomini, le loro passioni e i loro dolori. Così Firmino si scopre un uomo incastrato in un corpo da topo. Un vero e proprio invito alla lettura, un romanzo che, oltre ad essere divertente e malinconico al tempo stesso, trasmette la voglia di leggere e soprattutto di divorare quanti più libri possibili per soddisfare la nostra anima. Firmino arriva negli scaffali in un periodo in cui, a quanto pare, gli italiani praticano un digiuno letterario ormai consolidato e dove le librerie offrono un menu fisso: thriller, gialli e noir. Spopolano infatti i best seller che portano la firma di scrittori internazionali come Fred Vargas, Patricia Cornwell e Stephanie Meyer. Omicidi, suspense e detective che rincorrono assassini sono gli “ingredienti” che stimolano l’appetito dei lettori italiani. E anche qui va sottolineato come la ricetta contemporanea del giallo, per dirla all’italiana, o dei noir, alla francese, è una rivisitazione degli antichi piatti preparati con altri ingredienti (se vogliamo più genuini) da scrittori del passato come Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, Agatha Christie e lo stesso Camilleri, dove a farla da padrona erano l’intuito e la curiosità. Comunque non dimentichiamoci che i libri, a differenza del cibo, possono essere divorati in quantità industriali senza alcun rischio di indigestione e, infine, anche se capita di cibarsi di quelli poco “salutari” non si corre nessun pericolo, in un modo o nell’altro anche questi soddisfano i nostri appetiti letterari. Allora, buona lettura (appetito) a tutti.
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