Firenze ricorda la sua annessione al Piemonte. E restaura una scultura celebrativa

il 15/03/2010 - Redazione

In un salone de’ Duegento gremito di tanti esponenti dell’aristocrazia fiorentina, del mondo dell’arte, ed anche di diplomatici, si è svolta la presentazione de “Il centocinquantesimo anniversario del plebiscito in Toscana per l’unità d’Italia” (edizioni Polistampa) di Eugenio Giani e Anita Valentini. Si tratta di un saggio che, in occasione della ricorrenza dello storico plebiscito che sancì l’annessione della Toscana al Regno del Piemonte, si compone di due saggi illustrati: quello storico di Eugenio Giani, Il plebiscito dell’11 e 12 marzo 1860 per l’unità d’Italia, e quello storico artistico di Anita Valentini, Pio Fedi, scultore della libertà. Fino al 1859 la Toscana era un Granducato sotto la guida di Leopoldo II Lorena, discendente della dinastia asburgica. Poi, dopo la fuga di “Canapone” (come veniva chiamato dai fiorentini), il 27 aprile 1859, il gruppo dirigente toscano, guidato da uomini illustri come il barone Bettino Ricasoli, iniziò a percorrere un cammino verso l’unità d’Italia.

Il contributo all'Italia di Firenze - “E - come ha sottolineato Giani, presidente del Consiglio Comunale di Firenze e già assessore alla cultura - “non bisogna trascurare i toscani dell’epoca e il ruolo di sostegno che ricoprirono nei confronti di Giuseppe Garibaldi, il quale, dando vita all’impresa dei Mille, non a caso ebbe nella sosta toscana di Talamone, un indispensabile appoggio logistico per i rifornimenti  prima di giungere in Sicilia”. Questo testo ripercorre anche la consapevolezza dell’importanza che ebbe la nostra regione nel determinare gli avvenimenti che portarono all’unità politica del Regno d’Italia. Non a caso Firenze diventò capitale d’Italia dal 1865 al 1870, fino all’anno in cui con la Breccia di Porta Pia, si pose fine allo Stato Pontificio e la capitale fu definitivamente trasferita a Roma. “È  indubbio – continua Giani - che nel periodo in cui Firenze fu capitale ci furono contraccolpi negativi per la città a causa di investimenti ingenti che dettero spazio a speculazioni, se vogliamo in netta continuità con gli scandali che sono venuti a galla in questi giorni proprio per le celebrazioni legate ai Centocinquanta anni dell’Italia unita”.

La civiltà toscana restaurata - Ma il volume racconta anche il restauro dell’opera d’arte “la Civiltà Toscana”, dell’artista Pio Fedi, scolpita per commemorare proprio il plebiscito dell’11 marzo 1860 e commissionata dal principe Eugenio di Savoia Carignano per poi essere donata alla città di Firenze. Come ha detto la coautrice del volume, Anita Valentini, l’imponente scultura, tre metri di altezza, “rimanda nella posa alla prassitelica Venere di Cnido, e mostra una giovane donna con il capo alato e cinto da una coroncina di foglie di quercia e di alloro, vestita da un panno che le copre parzialmente i fianchi; richiamando lo stile ellenistico della Venere di Milo intenta a calpestare le spezzate catene dell’oppressione”. La fanciulla ha fra le dita della mano una lira e, all’interno dello strumento musicale, porta un’iscrizione che commemora l’insurrezione fiorentina del 1859 e il plebiscito: “Del popolo toscano 27 aprile 1859. XV marzo MDCCLX voti per l’unione alla monarchia costituzionale 366.571”.

Firenze, leader culturale - Nel corso della presentazione è intervenuto anche Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia. “Firenze – ha detto - svolse un ruolo determinante anche nel processo di formazione della coscienza nazionale e, quindi, nel conseguimento dell’unità politica e dell’opera successiva di aggregazione delle diverse realtà regionali della penisola. In pratica un ruolo di leadership culturale, politica, sociale e civile, perché è proprio da Firenze che prese corpo l’Italia”.

Chiara Masini

Sui 150 anni del plebiscito toscano leggi: Quel giorno di 150 anni fa quando la Toscana scelse di fare l'Italia

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