“…et in terra pax”, il presepe nella tradizione e nell’interpretazione degli artisti. Al via la mostra

il 09/12/2013 - Redazione

Terra, argilla, ceramica e terracotta. Sono i materiali con i quali per tradizione è stata realizzata nei secoli, per diletto o per amore dell’arte, l’immagine del Verbo che si è fatto carne. E proprio il simbolo della natività e fondamento concreto della cristianità, il presepe, visto nella tradizione e nell’interpretazione degli artisti, è al centro della mostra “…et in terra pax”, curata da Carlo Pizzichini e ospitata dal 15 dicembre 2013 all’8 gennaio 2014 a Siena, nella cripta della Basilica di San Domenico (tutti i giorni dalle 16 alle 19).

I macachi - Già nel titolo la mostra presenta se stessa e amplifica l'auspicio del coro degli angeli nell'annuncio ai pastori della nascita di Gesù ...e pace in terra agli uomini di buona volontà... E introduce col sottile gioco di parole il tema dell'esposizione. La mostra parte dalla tradizione ottocentesca ligure di Albissola, la città della ceramica, con i cosiddetti “macachi”: statuine in terracotta che improvvisate figurinaie realizzavano portando a casa un pugno di terra d'avanzo nella loro giornata di lavoro nelle fabbriche di stoviglie di terraglia. Cotte approssimativamente in bracieri casalinghi e dipinte a freddo con i caratteristici colori sgargianti, costituivano la loro risorsa da vendere in piazza nelle settimane prima del Natale, per racimolare qualcosa capace di rendere le feste un po' meno magre. Le statuine, specie quelle più antiche, sono approssimative nei lineamenti e nei colori, e fu per questo che i ceramisti in passato sprezzantemente le chiamarono così, "macachi", tanto erano lontane dalle opere che nascevano dalla loro arte, ma cariche del sentimento e anche della fede di chi artista non si sentiva affatto.

La mostra - Oggi nella continuazione della tradizione dei “macachi” e delle figulinaie è impegnata la famiglia Piccone di Albisola e da lì, dalle coloratissime statuine in mostra, parte il percorso dell'esposizione, che si apre all'interpretazione degli artisti. Solo per citarne alcuni, in esposizione ci saranno le ieratiche figure di Umberto Piombino, l'unicità di Emanuele Luzzati, la maestria del modellare di Piero Sbarluzzi, il presepio di Luciana Staderini in uso nella Contrada del Drago, quello di Carlo Pizzichini già esposto a Venezia da Sgarbi, quelli impossibili della Bottega Il Tondo, quello raku di Guido Garbarino, quello elegante di Sandro Lorenzini, il simbolismo devozionale di Marcantonio Bibbiani. I presepi di Giuseppe Ciarlo e di Meri Piombo sono davvero quelli della tradizione - semplici, poveri, essenziali - in quanto espressione della vena popolare della locale tradizione ligure del Presepe. Una visita per le feste natalizie a questa curiosa esposizione sarà senz'altro un momento di pace e di serenità dettata dagli angeli nella visione del presepe, sotto quelle suggestive e meravigliose volte di un cielo di terra (i mattoni) della Cripta della Basilica di San Domenico a Siena, costruita da anonimi costruttori del bello.

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