“Dove eravate tutti”, il libro di Paolo di Paolo apre il nuovo ciclo di Lunedilibri il 14 novembre

il 11/11/2011 - Redazione

Quasi un diario, per raccontare l’Italia attraverso le cronache dei giornali, e quelle più personali della famiglia. È “Dove eravate tutti” (Feltrinelli), il volume di Paolo Di Paolo che apre il nuovo ciclo di Lunedilibri lunedì 14 novembre alle 17,30 a Siena nella sala S. Galgano del Santa Maria della Scala.

La pubblicazione - Il protagonista del romanzo, Italo Tramontana, è un trentenne che, per la sua vita cosciente, inizia a ricordare dall’età di 10 anni. Come flash ecco la notizia della morte del giudice Paolo Borsellino. Sempre dal telegiornale, un anno dopo, l’arresto di Totò Riina e poi il mostro di Firenze, le monetine lanciate addosso a Bettino Craxi, l’attacco alle Torri gemelle, l’Iraq e Obama, il presidente che entra nella storia. Le notizie, come pallottole sparate dai media: carta ed etere che arrivano. Colpiscono il bersaglio. Così come quelle di vita: famiglia, scuola, primi amori. Sempre, però, la presenza di Silvio Berlusconi. Di Paolo riesce a scrivere usando la vita del suo personaggio per raccontare le proprie esperienze ma anche sentimenti e riflessioni, come fanno i giornalisti nei servizi che riescono a toccare oltre la pelle. Indaga dentro se stesso, la società, gli anni italiani, con una semplicità disarmante e, allo stesso tempo, incredibilmente profonda. Nel suo libro Paolo Di Paolo assembla anche una mini rassegna stampa, per imprimere forza allo scritto con altro scritto. Per intervallare una storia iniziata con un incidente automobilistico: un insegnante fresco di pensione, Mario Tramontana, che sfiora con l’auto le ginocchia di Thomas Marangoni, suo ex studente della quinta B, mentre attraversa la strada con l’iPod nelle orecchie. “Memorie domestiche” ma non solo, perché riaprono la mente e i ricordi sui quali tutti noi possiamo tornare e, magari, soffermarci. Anche se solo un attimo per chiederci dove eravamo, noi tutti, mentre l’Italia viveva e vive la sua storia. Sì perché quell’incidente automobilistico innesca interrogativi ben più ampi: generazionali, familiari, politici e, soprattutto, partecipativi.

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