“Dieci luoghi dell’anima” di Fabrizio Falconi, geografia di un cammino interiore

il 14/12/2009 - Redazione

Vi sono luoghi che possiedono la capacità di parlare alle anime oltre l’evidente bellezza di un armonico paesaggio, o di un’efficace gradazione di forme e colori. La capacità di questi luoghi di parlare alla nostra anima non dipende solo da caratteristiche esteriori; c’è anzi il forte sospetto che i “luoghi dell’anima” traggano la loro forza dal fatto di essere contenitori di voci e di storie, che continuano a vivere. Così Fabrizio Falconi, giornalista e scrittore, caposervizio vaticanista per Mediaset, con il suo libro "Dieci luoghi dell'anima" (Edizioni Cantagalli) ci introduce nel suo viaggio attraverso dieci bellissimi luoghi, ricchi di storia e panorami suggestivi. Partendo dalle familiari immagini dell’Arco di Costantino e della Necropoli Vaticana, il lettore si ritrova ad assaporare la quiete del cimitero normanno di Fiskardo, nell’isola di Cefalonia; viene condotto con naturalezza dal promontorio del Corcovado, dove la statua del Redentor domina con rassicurante imponenza Rio de Janeiro, all’altro lato dell’Atlantico, verso il grande faro bianco che sovrasta il portoghese Cabo Espichel; rivive, nelle pagine dedicate al valico di Roncisvalle, le gesta dei paladini che l’hanno reso famoso. E, attraversando il Santuario della Mentorella sul Monte Guadagnolo, il Monastero del Monte delle Tentazioni a Jericho e la Gnadenkapelle di Altötting, conclude il suo viaggio nella Taizè ancora fortemente impregnata della figura di frè Roger, con la consapevolezza che, dopo la visita ad un luogo “dell’anima”, resterà indelebilmente legato ad esso, pur non vi facendovi mai più ritorno.
L’autore segna dunque un tracciato fisico e interiore di questi dieci luoghi scoperti casualmente. Paesaggi, storie ed emozioni raccontati in una geografia corrispondente a un cammino interiore.
Chiunque di noi almeno una volta, giungendo in luogo sconosciuto, ha sperimentato di avvertire dentro il cuore, una inspiegabile sensazione di familiarità, conoscenza, pace: gli stessi paradigmi che ciascuno non si stanca di ricercare nel cammino della propria vita. Quando analizziamo i motivi dell’incantesimo che un luogo ci ha suscitato, tiriamo in ballo i ricordi dell’infanzia, le similitudini, le aspettative, le caratteristiche tipiche, le proporzioni, le forme, i colori. Ma non è soltanto questo che ci ha portato a sentire quella conoscenza, quella familiarità, quella pace. Esistono luoghi che possiedono un’anima speciale. Essi sembrano parlare al visitatore con mille voci lontane, ancora misteriosamente presenti.

Simona Trevisi

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