De André, un quadernino svela i segreti di "Creuza de Ma" e un verso inedito di "Sidùn"

il 12/01/2012 - Redazione

Un piccolo quaderno a quadretti con la copertina nera, parole scritte in maniera confusa ma precisa, versi in dialetto genovese, schizzi, scarabocchi, frasi ora sottolineate, ora cancellate ora riscritte. Un piccolo scrigno nero custodisce i segreti nascosti di una perla della musica italiana. Lo scrigno è custodito a Siena dal Centro Studi Fabrizio de André e la perla in questione è il disco Creuza de Ma (1984).

La scoperta - Nel tredicesimo anniversario della morte del cantautore genovese Federica Ivaldi, borsista al Centro Studi, sta conducendo le proprie ricerche proprio su quel piccolo quaderno nero a quadretti dove Faber ha “disegnato”, ancor prima che scrivere, il suo undicesimo disco. In questo quaderno la scoperta su uno dei versi della canzone Sidùn scritto inizialmente in maniera differente da come poi la stessa canzone è stata registrata su disco e cantata sui palchi. Il verso in questione è doppu u feru in gua i feri d’a prixùn (dopo il ferro in gola i ferri della prigione). Si tratta di una scoperta fino ad oggi inedita e in quanto tale impossibile “rubare” a Federica la versione originale del verso trascritto nel quaderno nero a quadretti. La canzone è poi arrivata a noi comunque come una delle massime espressioni poetiche di De André capace di raccontare in modo struggente lo strazio di un padre alla morte del figlio ucciso a Sidone, in Libano, durante la guerra Civile per mano delle truppe di Sharon (il fatto è presumibilmente databile nel 1982).

Il racconto - «Non ci sono indicazioni o elementi precisi sul quaderno per risalire alla datazione esatta – spiega Federica – anche se è palese la collaborazione già avviata con Mauro Pagani per la realizzazione del disco. Il documento rappresenta una fonte unica di studio. E’ interessante notare come non ci sia una definizione precisa dei confini tra una canzone e l’altra che poi andranno a comporre il disco, i testi spesso s’intrecciano addirittura tra loro e tutti sono seguiti, scritti e riscritti con attenzione puntigliosa non solo sul significato ma anche sulle sonorità delle parole che, nel disco Creuza de Ma, totalmente in dialetto genovese, hanno una valenza fondamentale. Altro aspetto di rilievo è notare come già in una presumibile prima stesura dei testi ci sia forte attenzione alla divisione delle strofe. Il quaderno comunque rappresenta in primo luogo – conclude Federica – una sorta di repertorio di idee e di temi che in parte hanno già preso forma nelle pagine prima di rivivere in tutto e per tutto nelle canzoni di Creuza de Ma».

Clicca qui per leggere l’articolo completo pubblicato ieri su Agenziaimpress.it

Cristian Lamorte

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