È una delle artefici dell’invasione dei gialli scandinavi in Italia. Editor della casa editrice Marsilio, Francesca Varotto ha puntato su alcuni scrittori svedesi e ha vinto tutto il piatto. Almeno, questo è ciò che mostra il mercato.
Cosa vuol dire, oggi, essere un editor di una casa editrice importante?
“Tra tutti gli aspetti affascinanti di questo lavoro, dove non esiste la noia e ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo, trovo sia molto stimolante e prezioso lo scambio con i colleghi stranieri: ci ritroviamo ad appuntamenti fissi in occasioni come le grandi fiere del libro e condividiamo la sensazione di appartenere a una grande famiglia che legge, seleziona e, come diceva Elvira Sellerio, fa da tramite tra gente che racconta storie e gente che le ascolta”.
In un articolo dedicato ad una rassegna a cui lei ha partecipato si legge: “Francesca Varotto, l’editor di Marsilio che prima della Läckberg ha scoperto per la sua casa editrice Stieg Larsson”. Allora è tutta “colpa” sua questa ondata di gialli scandinavi?
“È innegabile che Stieg Larsson abbia spalancato le porte ad un’ondata di giallisti nordici. E tutta questa attenzione alla Scandinavia per noi di Marsilio, che ne seguiamo la produzione letteraria con passione e dedizione da tanti anni, è piuttosto elettrizzante. Quando cominciammo con la serie di Wallander di Henning Mankell, nel 1998, c’era ancora molto da scoprire e, negli anni, il catalogo si è sempre più arricchito di nomi importanti nella narrativa di genere”.
Si ha l’impressione che il mercato della narrativa si muova seguendo filoni prolifici; oggi è il giallo dei Paesi del Nord, ieri era il “noir mediterraneo”, domani si tornerà alle confessioni pruriginose di una adolescente: è vera qualità oppure operazione pianificata?
“Il filone diventa prolifico a seguito di un grande successo, che può essere tale solo se interviene anche il passaparola: un libro deve piacere ai lettori e ogni bestseller ha delle qualità (talvolta non necessariamente letterarie) per poter funzionare in numeri tanto elevati. Nel caso del giallo nordico, prima dell’arrivo di Millennium molti nomi già affermati all’estero in Italia non erano ancora stati pubblicati. Oggi c’è una vera e propria esplosione di traduzioni, gli autori di talento che meritano di essere pubblicati sono molti (in generale il livello del poliziesco nordico è piuttosto alto), ma ultimamente si sarebbe dovuto selezionare di più, e quindi, sì, in certi casi c’è stata la caccia allo scandinavo senza badare troppo alla qualità”.
A suo parere cosa hanno gli autori scandinavi di diverso rispetto ad altri?
“Ci sono sicuramente alcuni elementi che accomunano i giallisti scandinavi: l’ambientazione molto suggestiva (cittadina o rurale che sia), il paesaggio idilliaco in cui accadono crimini orribili. E soprattutto l’aspetto sociale: al giallo è affidata la denuncia sociale, il compito di raccontare le inquietudini del nostro tempo. Investigatori dunque non solo di delitti. Sono scrittori che sanno scavare a fondo nella psicologia dei loro personaggi, indagano classi sociali e individui, di cui svelano macchie e segreti”.
Leggendo i loro romanzi sembra quasi che dietro la patina di nazioni in cui regnano civiltà e rispetto del prossimo, covino invece razzismo, maschilismo, alcolismo, gruppi neonazi. E’ un modo per far conoscere al resto del mondo il vero volto della Scandinavia o è solo fiction?
“Gli attentati a Oslo del 22 luglio sono l’ennesima conferma che molto di quello di cui leggiamo in questi libri è ispirato alla realtà. L’isola è felice, ma non del tutto: intrigo, crimine e follia omicida attecchiscono anche in una società di benessere diffuso. Vediamo un nord dinamico, dal clima culturale vivace, ma anche lì il welfare si sgretola, la distanza tra il centro e la periferia, geografica o sociale che sia, si fa incolmabile. L’omicidio irrisolto di Olof Palme ha creato una voragine; l’alcol, il razzismo rimangono un problema serio. I gialli parlano di tutto questo e parlano anche di qualcosa di molto più buio, che ci riguarda tutti, ovvero di un crimine spesso senza logica, frutto di esasperazione e incapacità di stare dentro a questa società, e quindi anche più difficile da indagare e risolvere”.
Non c’è il rischio di trascurare belle realtà italiane nell’investire sul prodotto estero di sicuro successo perché confortato dalle vendite in altri Paesi?
“Se guardiamo le classifiche, gli autori italiani non sono certo in difficoltà rispetto agli stranieri e avere attenzione per l’estero non significa trascurare la realtà italiana, anche perché i prodotti di sicuro successo purtroppo non esistono, le variabili sono infinite e spesso i risultati non danno ragione alle previsioni. E quando si acquistano i diritti di un libro, è troppo presto per dire se questo libro avrà successo in altri Paesi. È sempre una scommessa. Ora, per esempio, Marsilio è in classifica con Lo scalpellino di Camilla Läckberg nella narrativa straniera e con Tu sei il male, il romanzo rivelazione di Roberto Costantini, tra gli italiani. Lo scouting in un settore non preclude l’altro”.
Valerio Cattano
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