Le margherite iniziano a spuntare nei prati, le prime rondini cominciano a volteggiare sonore nel cielo azzurro ed un vento ancora fresco, ma certamente ogni giorno sempre più piacevole, preannuncia l’arrivo della bella stagione. Un momento dell’anno che nell’immaginario collettivo è da sempre sinonimo di rinascita della vita. Pittori, scultori ed artisti hanno sempre tratto magnifiche ispirazioni dal tema primaverile, e non fanno certo eccezione le grandi opere letterarie di ogni epoca.
Omero - Già Omero, agli albori della letteratura occidentale, usa l’immagine della primavera per trasmettere l’idea della vita giovanile contrapposta a quella della vecchiaia: “Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini. Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera: così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue".
Mimnermo - Come Omero, anche il greco Mimnermo, lirico di età arcaica, insiste sul tema della primavera come sinonimo di giovinezza, una giovinezza che però fugge via troppo rapida: “Al modo delle foglie che nel tempo fiorito della primavera nascono e ai raggi del sole rapide crescono, noi simili a quelle per un attimo abbiamo diletto del fiore dell’età, ignorando il bene e il male per dono dei Celesti”.
Catullo - I venti primaverili ispirano l’animo artistico anche di Catullo, il grande poeta latino, al quale la bella stagione suscita desiderio di viaggi e partenze, in particolar modo da quei luoghi nei quali egli ha trascorso l’inverno: “Primavera ormai riporta i miti tepori, ormai la furia del cielo equinoziale tace con le piacevoli aure di Zefiro. Si lascino, Catullo, le pianure frigie e la fiorente campagna della calda Nicea: voliamo alle nobili città dell’Asia…”.
Longo Sofista - Una bellissima descrizione di natura primaverile ci viene offerta anche da Longo Sofista, scrittore del terzo secolo dopo Cristo e autore di un“romanzo greco” dal titolo “La storia pastorale di Dafni e Cloe”; la storia bucolica di due neonati abbandonati e divenuti poi pastori di capre e pecore: “Era l’inizio della primavera e tutti i fiori, quelli dei boschi, quelli dei prati e quelli che si trovano sui monti, erano in pieno rigoglio; già s’udiva il ronzio delle api, il cicaleccio degli uccelli canori e si vedevano saltellare gli agnelli nati da poco: questi ronzavano nei prati, gli uccelli riempivano i boschi del loro canto. Mentre la dolce stagione pervadeva di sé ogni cosa, Dafni e Cloe, tenerelli e giovani com’erano, si diedero ad imitare tutto ciò che udivano e vedevano…”.
Virgilio - E poi il grande Publio Virgilio Marone, autore dell’Eneide, il quale nelle sue Georgiche ricorda che “La primavera, appunto, giova al fogliame dei boschi, giova alle piante; a primavera è turgida la terra e desidera il seme generatore…”.
Guglielmo d’Aquitania - Passando dall’età antica a quella medievale troviamo Guglielmo d’Aquitania a rammentarci che la primavera è anche la stagione del desiderio e della vitalità: egli ci dice che “Nella dolcezza della primavera i boschi rinverdiscono, e gli uccelli cantano, ciascheduno in sua favella, giusta la melodia del nuovo canto. È tempo, dunque, che ognuno si tragga presso a quel che più brama…”.
Folgóre da San Gimignano - Ed ancora il toscano Folgóre da San Gimignano che, tra il Duecento e il Trecento, compone i suoi sonetti sui mesi dell’anno: “D'april vi dono la gentil campagna, tutta fiorita di bell'erba fresca: fontane d'acqua che non vi rincresca, donn'e donzelle per vostra compagna…”.
Sarebbe troppo lungo ricordare tutti gli autori ispirati dai venti di primavera, tutte le prose e tutti i versi. Ciò che però è più importante è far sì che lo “Zefiro della lettura” non cessi mai di soffiare. Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire alla “primavera della cultura”. Basta forse sdraiarsi in un prato con un libro aperto e far sì che lo spirito critico non vanga mai meno; anzi, rifiorisca sempre nuovo come un germoglio nel mese di aprile.
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