La statua di Dante in piazza Santa Croce, il busto di Benvenuto Cellini sul Ponte Vecchio, la copia del David a Piazzale Michelangelo, e ancora l’obelisco dedicato ai caduti in piazza dell’Unità: sono alcune delle opere nate a Firenze tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento su cui si concentra il saggio dello storico d’arte Claudio Paolini “Monumenti celebrativi nella Firenze postunitaria” (Edizioni Polistampa).
La pubblicazione - Dopo l’Unità d’Italia l’intera penisola vide un fiorire di deputazioni e comitati volti a commemorare illustri patrioti ed eroi del Risorgimento, ma anche grandi del passato la cui opera andava riletta in funzione del contributo dato alla nascita della nazione. Firenze, capitale per cinque anni, non fu da meno, e promosse la realizzazione di monumenti che celebrassero l’impresa unitaria ponendosi però in continuità col pensiero rinascimentale. “Con l’annessione della Toscana al Regno d’Italia”, spiega l’autore, “l’orgoglio cittadino aveva dovuto stemperarsi in una dimensione che ora metteva al centro dell’interesse l’Italia unita, e i valori esemplificati andavano dilatati in modo che tutti gli italiani potessero riconoscervisi, sempre per il tramite delle gesta e delle opere del personaggio ritratto”. Così nell’opera di Dante si vollero riconoscere i fondamenti della lingua italiana, in quella di Michelangelo gli ideali supremi della bellezza e della genialità: valori attorno ai quali si cercava di costruire la coscienza di una cultura comune e condivisa. Il testo, ricco di illustrazioni e notizie raccolte nel corso di anni di ricerche, prende in esame diciannove monumenti proponendo un ideale itinerario nelle piazze fiorentine per comprendere il significato di quelle statue che raffigurano i nuovi Grandi dell’Italia unita, da Giuseppe Garibaldi a Vittorio Emanuele II, figure centrali nel processo di formazione dello Stato e, ancor di più, in quello di formazione degli italiani.
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