Condannato a morte. Riccardo Nencini racconta il viaggio di Dante tra Toscana e Romagna

Firenze il 04/02/2022 - Redazione
“Secco come un punteruolo, tutto naso e scarpe sfondate, schiantato a terra dall’onta di un’accusa arbitraria – proprio lui che aveva difeso la città dalle mani lorde del papa – si avventura lungo i crinali dell’alpe…”. È quasi un eroe tragico il Dante Alighieri ritratto da Riccardo Nencini nel suo nuovo libro, intitolato "Condannato a morte" (Polistampa) e incentrato sul viaggio compiuto nel 1302 dal Divin Poeta per sfuggire a un destino terribile. Nencini, presidente della Commissione Istruzione, Cultura, Spettacolo e sport del Senato, autore, tra le molte pubblicazioni, di due importanti bestseller su Oriana Fallaci (Pagliai Polistampa) e recentemente di un romanzo storico con protagonista Giacomo Matteotti ("Solo", edito da Mondadori), è da sempre uno storico attento alle vicende toscane del Medioevo e del Rinascimento. In "Condannato a morte" ci mostra un Dante che si ritrova solo, pieno di dubbi ma deciso a vendere cara la pelle. I Guelfi Neri, appoggiati da Carlo di Valois, hanno conquistato Firenze, i Bianchi sono in fuga e tantissime sono le condanne a morte. lo stesso Alighieri è accusato di corruzione, baratteria, estorsione e altri reati: i suoi beni sono stati sequestrati i e il suo nome è stato infisso nel Libro del Chiodo, tra i nemici della patria da catturare e da bruciare sul rogo. “In quel triennio da carnevale macabro”, spiega l’autore, “il Mugello gli spalancò le porte. Quassù, e in Casentino e in Romagna, Dante assaporò quel pezzo di pane che altrove gli era stato negato”. Il percorso verso Ravenna, raccontato con la verve e l’eleganza del romanziere, ricco di digressioni tra passato e presente, passa per luoghi suggestivi e carichi di fascino come il monte Falterona, il castello dei Conti Guidi a Poppi, la cascata dell’Acqua cheta o la fortezza di Montaccianico. Le fotografie a colori accompagnano la lettura di un testo eclettico e ricco di sorprese: “non è un libro di storia”, scrive infatti il professor Franco Cardini, “è un atto d’amore per queste terre”.
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