Per celebrare la Festa della Toscana, l’amministrazione comunale di Torrita di Siena ha invitato due giovani scrittori al Teatro Bruno Vitolo di Montefollonico. Uno dei due scrittori era Filippo Bologna, sceneggiatore classe 1978, che ha esordito in libreria con il romanzo “Come ho perso la guerra” edito da Fandango. Selezionato tra i finalisti del Premio Strega 2009, con questo titolo, Bologna ha vinto anche il Premio Fiesole Narrativa under 40 e si è meritato le attenzioni dei più autorevoli critici letterari. “Come ho perso la guerra” è una storia ambientata in un paese della provincia di Siena dove il tempo scorre apparentemente più lento, rispetto ai ritmi di una metropoli. Il romanzo è in parte autobiografico, perché Filippo Bologna è nato e cresciuto a San Casciano dei Bagni, dove oggi continua a tornare nelle pause del suo lavoro di sceneggiatore a Roma. Nella trama sono presenti elementi caratterizzanti il borgo senese, come le terme e il nuovo impianto del benessere. Sarà proprio questo lo spunto da cui partirà la vicenda che intreccia gli interessi politici a quelli economici, per il sequestro e la privatizzazione di tutta l’acqua della zona. Il tema è sorprendentemente attuale, tanto che nella seduta n. 273 dello scorso 4 novembre, in Senato, il parlamentale Gabriele Boscetto ha citato Bologna e il suo libro, definendolo “un bravo umorista che descrive la guerra dell'acqua come la sconfitta del pubblico; ma è soltanto un bel libro umoristico, che in alcun modo può dipingere una realtà, perché questa realtà non esiste”.
“Come ho perso la guerra” non è solo una storia autobiografica, quale messaggio volevi trasmettere?
In realtà non volevo trasmettere nessun messaggio, la pubblicità trasmette messaggi. Io volevo solo seminare un dubbio, fare vedere le cose da un’angolatura diversa, voltare la pagina del calendario Under the Tuscany Sun…
Quanto e come, è presente la provincia senese nel tuo modo di sentire e di scrivere?
E’ molto presente, nella lingua e nello sguardo. Nella nostra lingua toscana, che nonostante abbia alle spalle una tradizione letteraria così “alta” rimane una lingua umile, che resta attaccata alle cose come il fango sotto agli stivali. Nello sguardo, perché il mio è uno sguardo dalla provincia della provincia, inedito persino per un senese.
Ti hanno definito "un bravo umorista". Come vedi il problema dell'acqua?
Per me è un complimento, anche Mark Twain, il padre della letteratura americana moderna, era stato definito più o meno nello stesso modo. Il problema dell’acqua è uno dei problemi capitali del mondo a venire. L’acqua non è né un bene privato né pubblico: è un bene comune, nel senso che appartiene alla comunità. Il fatto che con il decreto Ronchi si intenda privatizzare “la gestione” e non la “proprietà”, è una foglia di fico semantica… Vi faccio una domanda: chi è in una posizione di dominante, chi ha la mano sul rubinetto, o chi ha sete?
Stai lavorando a un nuovo romanzo?
Speravo che come ogni guerra che si rispetti, vinta o persa che sia, anche la mia si sarebbe conclusa con una tregua. Non è stato così: da quando ho pubblicato il romanzo non ho smesso mai di scrivere: sceneggiature, articoli, progetti per il cinema e la tv… Quando queste cose mi daranno tregua (forse mai), proverò a dedicarmi al prossimo libro, che a poco a poco, come una polaroid, si sta sviluppando nella mia testa.
SOTTO TORCHIO
L’ULTIMO LIBRO LETTO
Soldati di Salamina, di Javier Cercas.
LIBRO E AUTORE PREFERITO
Il lavoro culturale, di Luciano Bianciardi.
IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
L’età dell’oro, di Edoardo Nesi.
LEGGERE E’…
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