Collodi, quel grillo parlante che fustigava gli italiani

il 22/03/2011 - Redazione

Lasciatemelo dire: l’umiltà italiana è veramente esemplare. Non sentirete mai uscire dalla nostra bocca una parola vanagloriosa; noi siamo poveri, noi siamo falliti, noi non abbiamo né buoni generali, né buoni soldati di mare, né buone leggi, né buoni amministratori, né galantuomini, né Capitale definitiva. Una volta almeno gli Italiani potevano vantare il bel cielo d’Italia. Oggi è sparito anche quello. Così scriveva nel 1871 Carlo Lorenzini (1826-1890), detto Collodi, reso immortale dalla storia del burattino di legno che diventa uomo, ma famoso anche per l’attività di giornalista, sagace polemista e critico di costume, fustigatore dei vizi e delle contraddizioni italiche. Almeno fino a quando l’artista Sigfrido Bartolini, che di Pinocchio aveva realizzato una celebre edizione illustrata costata dodici anni di lavoro, non raccolse numerosi suoi scritti giornalistici accompagnandoli con un saggio destinato a mostrarne l’attualità e il valore. L’opera nel suo insieme, finora inedita, viene oggi pubblicata da Mauro Pagliai in un’edizione curata da Simonetta Bartolini, figlia di Sigfrido, docente di Letteratura italiana all’Università UISPO di Roma e critico letterario in diverse trasmissioni Rai. Il volume è intitolato Il grillo parlante dell’Unità d’Italia. Collodi giornalista scelto da Sigfrido Bartolini ed è illustrato con le xilografie del grande incisore.

La pubblicazione - La riflessione di Bartolini nacque da una grande quantità di appunti e annotazioni raccolte durante la lettura dell’opera di Collodi, in particolare degli articoli scritti per vari fogli dell’epoca come Il Lampione e Lo Scaramuccia, da lui stesso fondati, o Il Fanfulla e La Nazione. Ironico, arguto e senza peli sulla lingua (già in epoca granducale si era visto chiudere un giornale da lui diretto), Collodi, ex combattente nelle patrie battaglie, osservava con un misto di stupore e costernazione le manovre dei politici nell’Italia appena unita e ne denunciava le storture. L’artista pistoiese, anche lui celebre per l’attività di scrittore e polemista, decise di mostrare la stupefacente modernità della visione di Lorenzini sui temi della società italiana e della gestione della politica, con le sue caratteristiche immutate. Reputava la propria vena critica vicina a quella del narratore fiorentino, e si sentiva ad esso legato da una sorta di affinità che andava oltre il diverso momento storico. Trascrisse così una parte dei passi che aveva evidenziato a matita sui testi del Collodi, per usarli nelle conferenze che veniva chiamato a fare per presentare la sua edizione delle avventure del burattino, e scrisse il saggio Attualità Di Carlo Lorenzini probabilmente con l’intenzione di pubblicarlo su un quotidiano. Dopo la sua scomparsa nel 2007, solo oggi il lavoro di Bartolini viene dato alle stampe assieme agli articoli scelti.
Il volume, in uscita a maggio, è dunque testimonianza di un ponte ideale tra due intellettuali toscani e italiani; polemisti feroci, perché fieramente innamorati della loro patria; indiscutibilmente convinti della necessità e addirittura della moralità dell’Unità d’Italia, ma non per questo ciechi di fronte ai suoi difetti mai emendati.

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