Che cosa sono i classici. Luca Nannipieri alla Gipsoteca civica col suo nuovo saggio

Cascina il 16/10/2024 - Redazione
Il tour di conferenze sui classici dello storico dell'arte Luca Nannipieri arriva alla Gipsoteca civica di Cascina, dopo essere stato ospitato a Palazzo Strozzi a Firenze, Palazzo Ducale di Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, Museo Leone di Vercelli, Archivio di Stato di Pisa, Scuderie Estensi di Tivoli, Parco Archeologico di Pompei. La conferenza a Cascina, promossa dalla Biblioteca Comunale di Cascina e dall'Università della Libera Età, è venerdì 25 ottobre, ore 15.30, presso la salga Gipsoteca civica. Ingresso gratuito.

Si pensa che i classici siano opere immortali, ma se guardiamo la storia delle civiltà, ciò che constatiamo è che la caratteristica più inesorabile delle opere umane è proprio la loro mortalità. Contrariamente alla vulgata comune, ben sintetizzata dalla celebre frase di Italo Calvino, ovvero che il classico è un'opera "che non ha mai finito di dire quello che deve dire", il libro dello storico dell'arte Luca Nannipieri mette a fuoco come l'universalità e l'immortalità siano due grandi equivoci intorno alle opere degli uomini. Confrontandosi con il pensiero di alcuni tra coloro che hanno riflettuto sulla durevolezza o meno del segno umano, da Eraclito a Oscar Wilde, da Walter Benjamin a Umberto Eco, da Georg Simmel a Claude Lévi-Strauss, e spaziando in varie categorie d'espressione, dall'arte alla letteratura, dall'architettura alla moda, dalla cucina alla toponomastica, il saggio documenta come cercare segni universali e atemporali sia un bisogno congenito nell'uomo: ma la storia, il trascorrere delle epoche, la diversità dei popoli, delle culture, delle tradizioni, dei conflitti, degli interessi non permettono l'invarianza di tali segni, che infatti mutano: le statue dell'antichità, ad esempio, che oggi consideriamo classiche e imperiture, dalla Venere di Milo al Laocoonte, alla Grande Sfinge egizia di Giza, hanno passato secoli sottoterra o sepolte dalla polvere, prima di essere riscoperte, e nulla ci dice che non possano essere ancora nuovamente interrate come lo sono state per lungo tempo. Il Partenone di Atene, che una parte dell'Occidente considera intoccabile patrimonio dell'umanità, ha mutato costantemente le sue forme nei secoli, divenendo tempio, chiesa, moschea, magazzino, rovina, spazio musealizzato. La Gioconda di Leonardo da Vinci che oggi una parte dell'umanità considera l'emblema stesso del genio umano, è stata un lavoro conosciuto da un numero assai esiguo di persone fino al suo furto clamoroso del 1911, che l'ha iconizzata, e non è detto che, cambiando le dinamiche di forza tra i paesi emergenti nel mondo, la sua icona permanga immutata. La storia ci dice che può conoscere seppellimenti, esattamente come le cosiddette meraviglie del mondo antico, delle quali sopravvive soltanto la Piramide di Cheope, mentre le altre sono andate perdute.

Esistono soltanto i classici temporanei che, come pietre miliari, si stabilizzano su strade chiamate canoni, ma il tempo, la geografia e le determinazioni dei popoli portano inevitabilmente a seppellire certe pietre, certe strade, e a farne sopravanzare e costruire altre. Queste opere, queste strade seppellite sono dunque morte? No: a differenza dei nostri corpi biologici che nascono e poi trovano sepoltura, l'impermanenza dei classici non dimostra la loro morte, ma soltanto la loro transitorietà. Tutto può diventare un classico e poi smettere di esserlo: dalle statue antiche alla minigonna, da certi fumetti a taluni luoghi che, pur non avendo nessuna intenzione all'origine di sopravvivere al tempo, sono diventati classici temporanei a seguito di eventi extra-ordinari, spesso drammatici, che li hanno resi tali, come ad esempio Auschwitz, la cupola del palazzetto della prefettura di Hiroshima, o la torre idrica di Vukovar in Croazia, simbolo della guerra jugoslava. La possibilità è infatti il grande motore, sempre agente e attivo nella mente degli uomini, che spegne o riattiva la fortuna e la caduta delle loro opere.

Luca Nannipieri, scrittore, storico dell'arte, ha pubblicato con Rizzoli "Candore immortale" (2022). Tra le sue pubblicazioni, il libro "A cosa serve la storia dell'arte" (Skira, 2021) è stato tradotto e pubblicato in Francia, nel 2022, da L'Harmattan, nella collana diretta dal professore emerito di Sociologia della Sorbonne di Parigi Pequignot. Ha curato e presentato rubriche d'arte in Rai e Mediaset. Ha tenuto conferenze nei principali musei italiani. 



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