Poesie brevi, forma immediata, linguaggio quasi colloquiale e ricerca incessante, sono l’architettura delle sessantotto poesie che compongono “Credere all’invisibile”, ultima raccolta di Cesare Viviani, con la quale ha vinto il Premio Cetonaverde 2009 per la Poesia Edita (il premio internazionale è stato assegnato al Nobel Seamus Heaney). Nato a Siena nel 1947, liceale al classico "Piccolomini", prima giornalista poi psicologo a Milano, Viviani, con questa raccolta, si avvicina ancora una volta all’ascolto e alla meditazione interiore, per oltrepassare le barriere della razionalità. Dal primo libro, “L'ostrabismo cara”, passando per “L’opera lasciata sola”, il senese Viviani è entrato sempre di più in contatto con la poesia, che - come lui stesso dichiara - “è una delle espressioni più forti dell’invisibile”. Ed ecco la poesia che apre la raccolta: “Ha conservato il suo colore rosa il fiore nel buio della notte. /Quando una lama lo tagliò non ci fu terrore, / non ci fu dolore, per il fiore / fu come un improvviso colpo di vento.” Versi umili e di speranza legano l’autore alla natura in ogni sua forma, da quella umana, passando per quella animale, arrivando a quella cosmica. Con estrema semplicità e naturalezza Viviani affronta temi elevati e complessi come la fede, i limiti umani e la fine della vita.
Quanta Siena c’è nella sua poesia?
Siena nella mia poesia c’è in due modi: nell’acquisizione per assimilazione fisica dell’arte da una parte e della campagna nell’altra. Nascere e crescere a Siena, significa vivere nella bellezza della città, respirare l’armonia delle forme, la scelta artistica che è nei palazzi e nelle opere d’arte, a partire da Piazza del Campo. Siena è una grande formazione di estetica e di senso dell’arte. L’altro modo è la campagna, il Chianti, la minuscola frazione di Palagio, in cui ho passato, dai cinque ai diciotto anni, tutte le estati. Ecco, anche nella campagna c’è una grande bellezza, c’è compresenza di selvatico e addomesticato, coltivato e incolto. Belli il bosco, i campi e la collina senese che non erano industrializzati a grandi vigneti come oggi, ma lavorati più artigianalmente.
Cosa si porta, con se, dell’infanzia senese?
Gli artigiani e gli agricoltori, che ancora oggi, sono le persone che più stimo e che conservano maggior valore. Questo è tanto più vero oggi, in un mondo in cui c’è uno stordimento di pubblicità, di parole gridate, di parole facili e intercambiabili.
Quanto è importante la semplicità umana?
Certi esempi di società antica, sono un riferimento forte per la convivenza, il rispetto dei tempi umani e sociali. Quando si parla di democrazia spesso si ignora che ogni giorno si svolgono delle pratiche autoritarie anche nel nostro Paese. Credo che le società attuali debbano essere guardate con molto spirito critico.
Cosa significa “credere all’invisibile”?
Vuol dire non fermarsi al visibile della vita, che è invece ciò che di più porta l’uomo a credere a se stesso, possedere e dominare. L'invisibile è il limite al potere umano, per questo l’essere umano lo nega, rimanendo nel visibile, dove esercita le sue capacità. La vita se legata alla coscienza e alla volontà è molto limitata, lo è, se non si affida alle misure e alle dimensioni che non sono dominabili e che fanno parte della nostra vita interiore.
Sotto torchio
ULTIMO LIBRO LETTO
"In analisi con Freud. I verbali delle sedute di Ernst Blum" di Manfred Pohlen
LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
"Lo specchio delle anime semplici" di Margherita Porete
LIBRO PREFERITO
"Tre racconti" di Gustave Flaubert
LEGGERE E’
Entrare in nuovi mondi, stimolare la riflessione e alimentare il senso critico. Leggere dovrebbe essere il primo alimento: pane, acqua e lettura.
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