Il libro nasce ogni volta che cade nelle mani di un nuovo lettore, vive di vita propria per fornire la capacità di un’interpretazione critica della realtà al tempo in cui non siamo abituati a guardarci attorno se non in maniera distratta. Ecco il suo profondo valore che va ben oltre la resurrezione a metà strada tra il materialismo più sfrenato e la spiritualità insita in un’idea, in un pensiero, in un’opinione e in un giudizio. Ecco il profondo valore del libro che un giorno ha spinto Valentina Faleri a scegliere di abbandonare il precariato dei contratti a progetto per intraprendere la strada di una piccola libreria, perlopiù in una bottega storica nel cuore di Siena, in via Provenzano Salvani. Una piccola libreria, “La Zona”, che trasuda l’affascinante passato in ogni suo angolo ma che abbraccia, nei suoi scaffali di libri e nella sua nuova proprietaria, un altrettanto incantevole voglia di “diversamente nuovo”. Una piccola libreria dove trovare le risposte che si cerca e, al contempo, in grado di far nascere le domande da porsi.
“La libreria – spiega Valentina - nasce dal connubio tra l’idea sentimentale del piacere del libro e la necessità di fare qualcosa che mi piacesse e mi realizzasse professionalmente con una ricaduta sulla collettività. Sì alla cultura attraverso il libro, “carta” dinamica nelle mani dei lettori, soprattutto puntando alla creazione di un luogo dove non si vendono solo titoli ma si è, o si ambisce ad essere, uno spazio che si propone di promuovere e produrre cultura in modo spontaneo e non istituzionale. Qualità dei contenuti non vuol dire solo grandi eventi. Parlando e confrontandoci tra gli amici e le persone che mi sono vicine e su cui ho potuto contare, in particolare Alba, valore aggiunto nella ideazione e realizzazione delle iniziative, ci siamo accorti di essere una generazione di trentenni che necessariamente deve esporsi socialmente, professionalmente, esistenzialmente smettendo di lamentarsi e creando invece luoghi fisici e virtuali che possano stimolare la nostra comunità.”
Avete scelto di farlo a Siena perché pensate che ne abbia bisogno?
“Perché spesso dietro ad associazioni o reti ognuno rimane radicato alla propria identità e la rete è solo una parola più che un dato di fatto. Per una città che si è candidata a diventare Capitale Europea della Cultura questo è un ostacolo, un limite grande, e non percepisco uno sforzo concreto nella direzione di una collaborazione tra soggetti diversi. Come libreria indipendente non mi sento coinvolta in questo progetto, che dovrebbe invece abbracciare tutta la cittadinanza. Siena è una città stratificata tra università, contrade, istituzioni, autonomie. Come una scatola cinese, una città piccola dove tutti sanno di tutti e dove tutto resta separato da tutto. La sfida è proprio riuscire a creare un luogo di transito mentale dove la gente si può incontrare e dar vita a idee e cose che in altro modo o in un altro posto non sarebbe riuscita a fare”
Una scelta coraggiosa o una necessità?
“Entrambe, oltre una scelta di coerenza con me stessa. Indubbiamente, se sono arrivata a questo punto lo devo alla comprensione e al sostegno della mia famiglia e del mio compagno, che hanno capito l'urgenza che mi ha spinto ad intraprendere questa decisione. Sappiano che la società vive una profonda crisi, non solo economica. Ognuno è portato a pensare per se stesso e per cerchi ristretti. Siamo il prodotto della società in cui nasciamo e cresciamo. Non mi tiro fuori dal ragionamento, ma non posso fare a meno di credere che sia necessario un cambiamento, appunto, culturale. Perché così ho difficoltà a capire cosa è civile”
Che ne pensi di quello che è il mondo letterario italiano?
“Rispecchia i tempi che viviamo. Sono convinta che gli editori dovrebbero svolgere un ruolo di filtro quali attori che contribuiscono alla costruzione di una società. Laddove questi editori non hanno più funzione qualitativa, emerge la rincorsa alla quantità di produzione letteraria. La scelta di una libreria di piccola e media editoria è anche questa. Nelle piccole dimensioni c'è maggiore attenzione alla qualità di ciò che si pubblica. Il libro comunque è frutto del tempo. Accanto ad autori dai grandi numeri, troviamo talenti letterari che per le leggi di mercato, restano sconosciuti al grande pubblico. La modernità spesso ti intrappola piuttosto che liberarti”.
Cristian Lamorte
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