Architettura e memoria secondo Zevi, a Siena il 18 giugno «Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle pietre d'inciampo»

il 17/06/2014 - Redazione

Lo studio di architettura e memoria attraverso l’analisi del caso delle «pietre d'inciampo» ideate da Gunter Demnig. Mercoledì 18 giugno alla Sinagoga di Siena si presenta il libro «Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle pietre d'inciampo» di Adachiara Zevi (Donzelli editore) a cui parteciperanno con l’autrice, Marcello Flores, Elena Pianea, Camilla Brunelli, David Palterer. Coordinerà Sara Valentina di Palma. (ore 17.30 - Vicolo delle Scotte, 14). L'appuntamento è promosso dal Comitato di Coordinamento Provinciale Senese per la celebrazione del 70esimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione di cui fa parte anche la Comunità Ebraica di Firenze - Sezione di Siena.

Siena nella mappa della memoria - Nel volume Adachiara Zevi riflette sui rapporti tra architettura e memoria, analizzando tra gli altri il caso delle «pietre d'inciampo» ideate da Gunter Demnig a cui spetta l'intuizione del memoriale diffuso dedicato a tutti i deportati. Al progetto pietre d'inciampo ha aderito lo scorso novembre anche il Comune di Siena e la città diverrà un' ulteriore tappa di quella mappa della memoria europea le cui tessere sono le decine di migliaia di sampietrini collocati davanti alle abitazioni dei deportati, che restituiscono loro dignità di persone e un luogo dove ricordarli.

Il volume - Il 24 marzo 1944, 335 innocenti furono trucidati dai nazi-fascisti alle Fosse Ardeatine, in una delle pagine più buie della seconda guerra mondiale. Nel luglio di quell'anno fu bandito il primo concorso dell'Italia liberata per la costruzione di un mausoleo nel luogo dell'eccidio. Questo libro parte da lì. Il Mausoleo delle Fosse Ardeatine è il primo monumento a non essere concepito come oggetto da contemplare ma come percorso «da agire», per far rivivere il tragitto seguito dalle vittime; le forme - naturali, architettoniche e artistiche - non sono intese come stazioni di arrivo, ma come tappe intermedie di un circuito continuo. Da Roma ci spostiamo a Berlino, per raccontare il memoriale progettato da Peter Eisenman: una gigantesca griglia deformata e sbilenca che registra il passaggio dal monumento come percorso al monumento come brano di città. Se il «contro-monumento», nella versione di Jochen Gerz, prevede già nella concezione la sua sparizione, spetta alle «pietre d'inciampo» ideate da Gunter Demnig l'intuizione del «memoriale diffuso» dedicato a tutti i deportati: discreto, centrifugo, anti-gerarchico e in progress, è un enorme mosaico della memoria europea le cui tessere sono le decine di migliaia di sampietrini collocati davanti alle abitazioni dei deportati, che restituiscono loro dignità di persone e un luogo dove ricordarli. Senza la pretesa di essere esaustivo o imparziale, questo studio si basa sulla convinzione che, in tema di memoria, la testimonianza artistica, o il contenitore architettonico, non sono mai indifferenti, né tantomeno neutrali.

L’autrice - Adachiara Zevi, nata a Roma, architetto e storica dell'arte, ha insegnato Storia dell'arte nelle Accademie di belle arti di Macerata, Firenze, Bologna,Milano, Palermo e Napoli. Oltre a cataloghi e monografie su artisti contemporanei italiani e internazionali, ha pubblicato Arte USA del Novecento (2000), Peripezie del dopoguerra nell'arte italiana (2006), L'Italia nei Wall Drawings di Sol Le Witt (2012). Dal 2002 cura la biennale internazionale Arte in memoria nei resti della Sinagoga di Ostia Antica e dal 2010 il progetto Memorie d'inciampo. È presidente della Fondazione Bruno Zevi e dell'associazione Arte in memoria. Ha collaborato dal 1987 al 2011 con il «Corriere della Sera».

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