Accademia Teatro alla Scala a Villa Bertelli, tre mostre a Forte dei Marmi fino al 31 agosto

il 30/06/2015 - Redazione

“Prime donne, le donne di Puccini”, “Le eroine di Verdi: amanti, vittime e traviate” e “Giorgio Strehler, un uomo per Milano, un teatro per l’Europa”. Sono le tre mostre inaugurate a Forte dei Marmi e visitabili fino al 31 agosto nella cornice di Villa Bertelli. Le prime due consentiranno di far rivivere pagine emozionanti dell’opera italiana fra Otto e Novecento, attraverso i costumi indossati da alcuni fra i personaggi che più hanno appassionato ed entusiasmato il pubblico, da Mimì a Musetta, da Manon a Tosca, da Elisabetta ad Amelia, da Violetta a Desdemona. Entrambe le mostre sono il frutto di progetti che, sotto la guida di Maria Chiara Donato, hanno coinvolto gli allievi di diversi corsi di palcoscenico dell’Accademia scaligera: i sarti, i fotografi di scena e gli scenografi. La mostra dedicata a Giorgio Strehler, realizzata dall’Accademia in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, con il patrocinio del Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, mette in luce l’importante eredità che il regista triestino ha lasciato al teatro italiano.

Le donne di Puccini
- Per questa mostra gli allievi del Corso per sarti dello spettacolo sono stati coinvolti in un articolato lavoro di restituzione storica partendo dai figurini originali, oggi conservati presso l’Archivio Ricordi e riprodotti in mostra, che Adolf Hohenstein aveva disegnato per le prime rappresentazioni di Manon Lescaut (1893), La bohème (1896) e Tosca (1900). Com’era consuetudine ancora diffusa all’epoca di Hohenstein, i diversi momenti storici in cui si muovevano i personaggi dell’opera venivano interpretati secondo il gusto contemporaneo: così, ad esempio, l’abito in stile impero (primo ‘800) di Tosca era realizzato attraverso lo sguardo estetico del primo ‘900; i giovani sarti dell’Accademia hanno compiuto un’accurata ricostruzione storica confezionando dei costumi che, seppur nelle fogge e nei colori riproducono quelli di Hohenstein, restituiscono fedelmente la moda dell’epoca in cui le opere si svolgono. Piena libertà è stata data agli scenografi che hanno scelto ciascuno un’eroina pucciniana per la quale disegnare i costumi: oltre a Mimì, Musetta, Tosca e Manon, Suor Angelica Magda (La Rondine), Minnie (La fanciulla del West) e Cio-Cio-San (Madama Butterfly), per confrontarsi quindi tutti con Turandot, la “donna di gelo”, come la definisce Fabio Sartorelli, musicologo che ha condotto tutti gli allievi alla scoperta del mondo musicale del compositore toscano.

Le eroine di Verdi
- Per la ricostruzione dei costumi de "Le eroine di Verdi" (Violetta di Traviata, Desdemona di Otello, Amelia di Un ballo in maschera ed Elisabetta del Don Carlo) gli allievi del corso di sartoria sono partiti dai figurini realizzati per il Teatro alla Scala da alcune fra le più belle firme dell’illustrazione e della scenografia italiana fra Ottocento e Novecento. Tra gli artisti esposti, Alfredo Edel, artefice degli abiti di Desdemona ed Elisabetta, Giuseppe Palanti, fra i più importanti e oggi quotati illustratori di primo Novecento (qui ricordato come il creatore dei costumi per Amelia), e ancora l’anonimo figurinista che realizzò i costumi per la Traviata del 1859, identificato oggi con Filippo Peroni, lo scenografo di quello stesso allestimento. Particolarmente scrupolosa la manifattura di quegli elementi, solitamente celati alla vista, che i visitatori per entrambe le mostre potranno scoprire attraverso le immagini degli allievi del Corso per fotografi di scena che hanno documentato tutto il processo di creazione degli abiti, dal figurino al disegno su cartamodello, dal prototipo al taglio fino alla confezione: sarà così possibile ammirare anche tutto ciò che normalmente gli abiti non consentono di vedere - corsetti, corpini, sottogonne.

Giorgio Strehler
- La mostra “Giorgio Strehler. Un uomo per Milano, un teatro per l’Europa, affidata alla curatela scientifica di Alberto Bentoglio, docente di Storia del teatro e dello spettacolo del Dipartimento di beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, si articola in un percorso testuale e iconografico, diviso in quattro sezioni: “Piacere, Strehler”, “La regia all’opera”, “Milano, lieta di essere libera nel mondo”, “Il teatro come evento totale”. Il lavoro di studio e di ricerca è stato compiuto dai giovani allievi del Corso di autoimprenditorialità musicale dell’Accademia scaligera. Le immagini sono state gentilmente concesse dall’Archivio Fotografico del Teatro alla Scala e dall’Archivio Storico del Piccolo Teatro di Milano. La prima sezione presenta la figura di Strehler attraverso le immagini che lo ritraggono durante le prove in palcoscenico e che permettono di riconoscere il suo metodo di lavoro, accanto a quegli attori che ha saputo guidare e valorizzare, regalando al pubblico interpretazioni memorabili. Nella seconda, dedicata alle regie liriche, trovano spazio quattro costumi firmati da Ezio Frigerio e Franca Squarciapino, che gli allievi del Corso per sarti dello spettacolo hanno ricostruito per l’occasione: si tratta del costume di Elisetta de Il matrimonio segreto (Piccola Scala, 1955), di Anaide de Il cappello di paglia di Firenze (Piccola Scala, 1958), della Contessa de Le nozze di Figaro (Teatro alla Scala, 1981) e di Donna Elvira del Don Giovanni (Teatro alla Scala, 1987). La scelta di inserire in mostra tali abiti nasce dalla volontà di far comprendere la profonda cura che Strehler aveva per ogni aspetto dello spettacolo, dalla luce alla scenografia, dal costume al più piccolo oggetto in scena. La terza sezione permette di rivedere la Milano del dopoguerra, una città con un grande desiderio di rinascita, animata da un vivace fermento culturale che trova la sua espressione più significativa nella ricostruzione del Teatro alla Scala e nella fondazione del Piccolo Teatro di Milano, inaugurato da Strehler il 14 maggio 1947. Infine, l’ultima sezione è dedicata agli spettacoli del Piccolo firmati dal Maestro, che hanno profondamente connotato la scena artistica italiana del secondo Novecento proiettandola in Europa e nel mondo, dall’Arlecchino a Il giardino dei ciliegi, da La tempesta al Faust. Ogni sezione, introdotta da un breve testo esplicativo, si arricchisce di citazioni tratte dagli scritti e dagli interventi di Giorgio Strehler.

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