75 anni dopo ancora Resistenza. Letture per conoscere e capire il 25 aprile

Siena il 23/04/2020 - di Mauro Taddei
Sono passati settantacinque lunghi anni da quel lontano 25 aprile del 1945 quando, con la liberazione di Torino e Milano, si concluse la lotta partigiana contro il fascismo e la conquista della libertà. Ci sarebbe voluto ancora del tempo per la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, ma per l’Italia il 25 aprile è una data importante, simbolica per ricordare a tutti, per sempre, gli uomini e le donne che sacrificarono spesso la loro vita per liberarsi dalla dittatura fascista e per il trionfo della democrazia. Non è questa la sede per ripercorrere le ragioni che portarono a quella data di cui molto si è scritto a proposito e, spesso, anche a sproposito. Si tratta semmai di fare un breve percorso fra alcune pubblicazioni da sottoporre ai lettori, soprattutto giovani e giovanissimi, perché si rendano conto di cosa è stato, perché è avvenuto tutto ciò, perché in tanti, anche loro coetanei, presero il fucile in mano per reagire a quel regime che alla fine aveva condotto l’Italia in un conflitto che costò la vita a milioni di persone.
Dalla Resistenza è sorta l’odierna democrazia e quindi l’attuale Unione Europea che, pur con tutti i suoi limiti, ci ha garantito sicurezza e stabilità e salvaguardato da ulteriori conflitti che avevano nel passato sempre attraversato la vecchia Europa. Dalla Resistenza, poi, è nata l’attuale Costituzione. Si è detto di tanti e tante giovani che parteciparono a questa Lotta di liberazione con l’entusiasmo e la spontaneità derivante dal loro impeto giovanile avverso un regime che aveva creato subalternità, razzismo e disparità. Ma alla Resistenza parteciparono anche tanti militari, di ogni ordine e grado, che già sacrificati sui fronti della Grecia e dell’Albania, nella campagna di Russia e sulle sponde dell’Africa, furono traditi dal comportamento di Vittorio Emanuele III che l’8 settembre del 1943 firmò l’armistizio con gli Alleati anglo-americani lasciandoli in balia di loro stessi e alla rappresaglia tedesca.

Perché con il messaggio radio ambiguo del nuovo capo del governo, Pietro Badoglio, nominato dal re dopo l’arresto di Mussolini, i militari allo sbando, se si arrendevano venivano presi prigionieri dai tedeschi; se non confluivano “volontariamente” venivano spesso fucilati, trucidati sul posto o portati prigionieri in Germania. È il caso di citare l’eccidio di Cefalonia. A Cefalonia tra il 21 e il 28 settembre 1943 furono massacrati 7.000 militari italiani. Padre Romualdo Formato alla data dell’8 settembre era cappellano militare presso il 33° reggimento artiglieria della divisione “Acqui” e fu diretto testimone, prima delle trattative, poi della battaglia e, infine, della fucilazione di tutti gli ufficiali. Il libro uscì nel 1946 con il titolo “La tragica testimonianza dell’isola della morte” e successivamente, dopo la sua morte, aggiornata a cura del fratello Edoardo, per i tipi della Mursia, con la presentazione di Gabrio Lombardi, nel 1968.

A memoria si corre ad analoghi fatti avvenuti nello stesso periodo in Italia, all’Isola d’Elba. Nel testo “La Toscana nella guerra di Liberazione” di Luciano Casella, per la Nuova Europa Editrice (1972), in un’ampia carrellata che va dalla posizione di difesa posta sulla linea dell’Appennino (estate del 1943), la cosiddetta Linea Gotica, fino alla sua caduta nell’aprile 1945, riporta ampiamente i tragici avvenimenti legati a quel periodo. Fra i tanti il bombardamento e l’occupazione dell’Isola d’Elba, dove era dislocata un’armata di circa diecimila uomini, tra fanti e marinai per fronteggiare il probabile sbarco delle truppe anglo-inglesi dalla Corsica. A seguito del proclama di Badoglio si trovò dalla sera alla mattina a dover fare fronte alle truppe tedesche. Alla loro richiesta di resa incondizionata la risposta fu: Resistenza. Seguì un devastante bombardamento di Portoferraio che provocò la morte di tantissimi civili. Come riporta Ugo Spadoni: Quanti i morti? Duecento, trecento? È difficile precisarlo, a Portoferraio, c’erano diversi forestieri e alcuni cadaveri scomparvero per sempre nel profondo del mare. Alla successiva resa da parte delle truppe, il 17 settembre, i paracadutisti tedeschi occuparono l’isola e fecero prigionieri tutti i militari presenti sull’isola. Alcuni riuscirono a liberarsi e fuggire dall’isola attraversando con altri sbandati lo stretto canale che divide l’isola da Piombino, di notte, con imbarcazioni di fortuna. Ma i più furono deportati in Germania. Solo alcuni riuscirono a fuggire, dai treni piombati durante il trasbordo da un treno all’altro alla stazione di Livorno, perché, nel frattempo, avvenne un bombardamento della città. Quale è stata la sorte di tutti quei marinai e fanti prigionieri.

Quanti sono ritornati? Fra i tanti proprio la cronaca della scorsa estate riportava che il padre di Vasco Rossi anche lui militare all’Elba, fu deportato in Germania fino 16 ottobre del 1945. Perciò, anche se molto in ritardo, lo scorso anno al figlio Vasco ed alla mamma venne riconosciuta la croce di guerra. La pubblicazione citata documenta, con una ricca e preziosa bibliografia per chi volesse approfondire l’argomento, il fronte della guerra in Toscana, dalla strage di S. Anna, agli eccidi della Val di Chiana, in Maremma e in tanti altri luoghi, sulla prerogativa da parte di Kesserling (comandante supremo dell’esercito tedesco in Italia) di assumere personalmente alla repressione delle bande nella convinzione che “per consentire il successo val meglio un errore sulla scelta dei mezzi che un’omissione o una trascuratezza”, dalla Liberazione di Firenze ai raggruppamenti partigiani dell’Amiata.

E qui ci piace passare alla lettura di un importante documento, nato diario, poi pubblicazione che come dice la stessa autrice nell’introduzione non è stato scritto per il pubblico, ma per lasciare alle nostre bambine, qualora io fossi arrestata o deportata in Germania, una descrizione della vita che esse, troppo piccole ancora per ricordarla, hanno condiviso con noi, durante i diciotto mesi in cui lotta partigiana e guerra erano alle nostre porte. La pubblicazione che ancora suscita un grande interesse e consenso è, come scrive Piero Calamandrei nella prefazione uno dei documenti più genuini e più immediati che siano stati scritti sulla Resistenza del popolo italiano, cioè sulla Resistenza dei poveri. “Guerra in Val d’Orcia” di Iris Origo, con prefazione dello stesso Piero Calamandrei (Vallecchi, 1968).

E sempre per rimanere in Toscana ci piace invitare a ricercare una serie di pubblicazioni, magari meno conosciute, ma comunque degne di nota perché contengono spesso le dirette testimonianze di chi le ha vissute: “1944: i francesi e la liberazione di Siena” di Claudio Biscarini (Nuova Immagine Editrice); “Attenti a dove sparate. La liberazione di Siena raccontata dai fotoreporter dell’esercito francese” di Riccardo Bardotti (Betti Editrice); “Un gallo per De Gaulle” di Giancarlo Governi e Giorgio Simi (Editrice Donchisciotte); “Le mie memorie” di Carlo Sorbellini” (Editrice Donchisciotte); “Rapolano e La Resistenza” di Geraldo Sbardellati; “Guerra a Castiglioncello” di Gabriele Milani, storia della battaglia navale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 (coedizione Primamedia editore e Edizioni Effigi).

Vasta è poi la letteratura sulla questione della Resistenza. Dopo la lettura e rilettura delle testimonianze di Beppe Fenoglio, prima fra tutte “Il partigiano Johnny”, ritenuto il più originale e antieroico romanzo italiano sulla Resistenza, giova riportare alla memoria la valorosa partecipazione della donna, troppo spesso disconosciuta e relegata in funzioni di sottordine. Indispensabile la lettura de “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò. Nell’introduzione, che sottoscriviamo, Sebastiano Vassalli scrive: un documento prezioso per far capire ai giovani e ai ragazzi delle scuole che cosa è stata la resistenza: una guerra di popolo, la prima autentica guerra di popolo nella nostra storia. Al termine di questa breve carrellata di libri che invitiamo a cercare e leggere, viene spontaneo fare un appello perché a settantacinque anni dall’accadimento di questi fatti, non se ne perda la memoria e si raccolga il testimone da chi, allora partecipe in prima persona, rischia di scomparire dalla memoria della storia solo perché non più presente fra noi. Un appello che proviene anche da tutti coloro che, come ha evidenziato nell’affettuoso epitaffio per i figli del ’40 Antonio Scurati (Corriere della Sera del 15/04/2020) furono i bimbi del ’40, figli dell’Apocalisse, nati nell’ora segnata dal destino... i ragazzi della speranza, gli uomini della ricostruzione, i vecchi della delusione”, oggi ottantenni, ma ancora presenti, nonostante tutto.
***
Abbiamo chiesto a Martino Baldi, Tito Barbini, Monica Barni, Carlo Bartoli, Roberto Barzanti, Silvia Calamandrei, Paolo Ciampi, Leonardo Gori, Luigi Oliveto, Francesco Ricci, Valdo Spini, Elena Torre, Marco Vichi di indicare cinque libri per loro imprescindibili per capire la Resistenza. Ecco le loro risposte:

Martino Baldi, bibliotecario alla San Giorgio di Pistoia
“Il sentiero dei nidi di ragno”, Italo Calvino
“Il partigiano Johnny”, Beppe Fenoglio
“La pelle”, Curzio Malaparte
“Tiro al piccione”, Giose Rimanelli
“Le rondini di Montecassino”, Helena Janeczek
Bonus track: “Fogli d'Ipnos”, René Char

Tito Barbini, politico e scrittore
“Il partigiano Johnny”, Beppe Fenoglio
“Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli
 “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea”, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli
“Il sentiero dei nidi di ragno”, Italo Calvino
“La storia”, Elsa Morante 

Monica Barni, vicepresidente Regione Toscana
“M. Il figlio del secolo”, Antonio Scurati
“La banalità del male”, Hannah Arendt
“L’Italia: una società senza stato”, Sabino Cassese
“Il fascismo eterno”, Umberto Eco
La Costituzione Italiana

Carlo Bartoli, presidente Ordine dei Giornalisti della Toscana
"Il generale dell'armata morta", Ismail Kadare
"Io ho visto", Pier Vittorio Buffa
"Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi", Michele Sarfatti
"Le arse argille consolerai", Nicola Coccia
"L'ultima battaglia", Luigi Caroppo e Pierandrea Vanni

Roberto Barzanti, presidente dell'Accademia degli Intro
nati di Siena, saggista
“Una guerra civile”, Claudio Pavone
“Storia della Resistenza”, Marcello Flores e Mimmo Franzinelli
“Uomini in grigio”, Carlo Greppi
“Una questione privata”, Beppe Fenoglio
“La casa in collina”, Cesare Pavese
 
Silvia Calamandrei, presidente della Biblioteca Archivio Piero Calamandrei
"Una guerra civile”, Claudio Pavone
“Storia della Resistenza italiana”, Roberto Battaglia
“I piccoli maestri”, Luigi Meneghello
“Questione privata”, Beppe Fenoglio
“Vita indivisibile diario 41-47”, Franco Calamandrei

Paolo Ciampi, scrittore
“I piccoli maestri”, Luigi Meneghello
“Fausto e Anna”, Carlo Cassola
“Guerra in Val d’Orcia”, Iris Onigo
“Una questione privata”, Beppe Fenoglio
“La casa in collina”, Cesare Pavese

Leonardo Gori, scrittore
"Il partigiano Johnny", Beppe Fenoglio
“Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli
"Il clandestino", Mario Tobino
"Una lapide in via Mazzini", Giorgio Bassani
"Diario clandestino", Giovanni Guareschi

Luigi Oliveto, scrittore e saggista
“Uomini e no”, Elio Vittorini
“Il partigiano Johnny”, Beppe Fenoglio
“Fausto e Anna”, Carlo Cassola
“L’Agnese va a morire”, Renata Viganò
“Populismo 2.0”, Marco Revelli

Francesco Ricci
, insegnante e saggista
“I piccoli maestri”, Luigi Meneghello
“Uomini e no”, Elio Vittorini
“La casa in collina”, Cesare Pavese
“I ventitré giorni della città di Alba”, Beppe Fenoglio
“Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli

Valdo Spini
, politico
“La strada della liberazione”, Giorgio Spini
“Soldati”, Carlo Vallauri
“Quaderni del Circolo Rosselli 3/2014 – Dalla Resistenza alla Repubblica. Nel 70° della Liberazione di Firenze”, a cura di Valdo Spini
 “Quaderni del Circolo Rosselli 4/2014 – Quello straordinario 1944”, a cura di Mirco Bianchi
“L’estate che imparammo a sparare”, Giuseppe Filippetta

Elena Torre, scrittrice
"La terra che calpestiamo", Jesus Carrasco
"La vita quando era nostra", Marian Izaguirre
"La ragazza di Bube", Carlo Cassola
"Don Chisciotte", Miguel De Cervantes
"Il buio sotto le candele", Giampaolo Simi

Marco Vichi, scrittore
"La pelle", Curzio Malaparte
"Il mio granello di sabbia", Luciano Bolis
"Il giardino dei Finzi Contini", Giorgio Bassani
"Una questione privata-I ventitré giorni della città di Alba", Beppe Fenoglio
"I sommersi e i salvati", Primo Levi
 
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