Prosegue l’iniziativa di Toscanalibri "
10 autori per 10 temi – Come una biblioteca dell'identità toscana", finalizzata a ricavare una ‘summa’ dei segni distintivi della ‘toscanità’, così come, nel tempo, è stata plasmata da molteplici fattori. Abbiamo chiesto a dieci autori di attingere ai nostri scaffali per suggerire alcuni libri riconducibili a dieci temi connotanti le peculiarità della Toscana. Oggi tocca ad
Alessandro Agostinelli che propone alcuni volumi attraverso cui conoscere e approfondire aspetti di quel ‘carattere’ regionale che è andato formandosi attraverso l'artigianato.
*
Carlo Cassola ne "Il taglio del bosco" - un piccolo romanzo, diciamo pure un racconto lungo - parla di un arte antica, quella dei carbonai che scendevano dalle montagne del pistoiese e andavano nei boschi della maremma per costruire le carbonaie con cui, attraverso il legno tagliato nei boschi delle Colline metallifere, producevano carbone, all’interno di questa specie di architetture a forma di capanne. Non è l’artigianato cui siamo abituati a pensare, quello delle vie laboriose di Firenze. No, questa è un’attività più rurale: carbone, legno. Materiali da cui si parte per costruire cose utili e oggetti di artigianato. Il libro è un resoconto narrativo intenso che racconta un pezzo della Toscana della prima parte del Novecento, quando la Maremma assomigliava al Far West americano. Di questo tratta anche
Luigi Oliveto nel libro "
Il racconto del vivere. Luoghi, cose, persone nella Toscana di Carlo Cassola".
A proposito di Far West americano, e quindi di cavalli c’è un libro di
Renzo Castelli, "
Uomini e cavalli di Toscana" che racconta le storie legate all’uso e alla vita di questo animale sempre al servizio dell’uomo, ma sempre in una posizione quasi da pari nei confronti di chi lo monta. E l’autore, amante di cavalli, spiega bene il rapporto tra lavoro, sport e tempo libero legato all’ippica nella regione che ha il maggior numero di questi quadrupedi sulla nostra penisola.
Un altro spaccato di un mestiere oggi in disuso è nel libro "
Il lavorìo culturale.
Diventare adulti in provincia dopo Bianciardi" di
Valerio C. Fusi che riadatta ai giorni nostri l'opera "Il lavoro culturale" di
Luciano Bianciardi, resoconto realistico e disincantato del lavoro intellettuale, cioè di quel mondo degli intellettuali italiani del dopoguerra che sentivano di dover svolgere una missione. L’aspirazione a educare il popolo, a costruire attraverso degli ideali che scaturivano dalla Resistenza, un percorso anche per il popolo della provincia.
Più legati direttamente al tema c’è il libro "
Stacciaburatta" di
Fausto Pettinelli, in cui si descrivono i mestieri di sarti, maniscalchi, navicellai, arrotini, mattonai, vulcanizzatori, cenciai, falegnami, ricamatrici e molti altri che hanno impegnato in passato tanta gente competente ed esperta di attività che oggi vanno scomparendo. Il libro è una mappa di un mondo che si fatica a mantenere in vita e per questo una testimonianza preziosa del territorio.
Avvicinandoci a noi nel tempo e venendo più vicini a me, anche personalmente, mi piace ricordare Pisa e Piazza Dante dove ho vissuto a lungo e dove c’era la bottega di un calzolaio che si chiamava La Veloce o La Rapida. Una volta, parlando di questo, con
Antonio Tabucchi si parlava degli anni universitari, dei suoi tempi e dei miei. E venne fuori la storia di com’era Piazza Dante ai miei tempi e di come fosse stata ai suoi tempi e ricordavamo che, ai suoi come ai miei tempi, c’era il calzolaio de La Rapida o La Veloce, non ricordo. E poi Antonio, nel libro "L’Angelo Nero", scrisse un racconto dedicato a Piazza Dante in cui cita la bottega del calzolaio sulla scena di una delle più belle piazze del centro storico della città universitaria.
Non può mancare un omaggio a
Giorgio Caproni. Per un motivo banale che riguarda la pelle, il cuoio. La Toscana è in parte famosa per la conciatura delle pelli e per la produzione di pellame che poi viene venduto in forme di artigianato di livello a turisti, stranieri, ecc.Caproni in una poesia che è
Congedo del Viaggiatore cerimonioso scrive: “Amici credo che sia meglio per me cominciare a tirare giù la valigia”. Questa valigia, costante in tante “arie” di Caproni, che riecheggia il viaggio. Quel viaggio che il poeta percorre nella sua esistenza e ci racconta con un cuore candido e una forza enorme.
Concludo questa carrellata con il mestiere che a noi scrittori fa venire i lucciconi agli occhi, perché senza di loro il nostro lavoro sarebbe meno emozionante. Mi riferisco ai librai.
Serena Bedini ha pubblicato "
Amico libraio – Viaggio alla scoperta delle librerie in Toscana", un’atlante interessantissimo delle librerie, intese come presidi di conoscenza e di amore per il libro che sono fondamentali per resistere alla barbarie crescente.