Schmiegl Maria Olaf

Scritto il 15/06/2020
La scrittrice riesce a spostare il baricentro della vicenda, da ‘prima persona’ a ‘terza’ e da ‘terza’ a ‘prima’, quasi con la maestria inafferrabile con cui la stessa cosa avviene nel Salmo 23. Racconto di un incontro, in tempi in cui incontrare non si può, non si deve, è infatti un inno alla gioia di vivere. ‘Stavo cominciando a collezionare nuove paure’, dice l’io narrante, per dire, poi, ciò che è forse destinata a divenire uno dei epigrafi con cui coroneremo, nel ricordo, quest’anno del Virus: ‘In quel momento avrei voluto soltanto che tutti fossimo sopravvissuti per sfamarci di quella bellezza’. E ognuno penserà alla “bellezza” che gli aveva permesso di sopravvivere. È possibile che la Idria Pilogallo, colei che ci ha regalato questi Fragori, sia l’unica ‘Idria Pilogallo’ in tutti gli anagrafi d’Italia; e questo scritto, pure, è un unicum.
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