Valentina Supino è psichiatra e psicanalista. Vive a Parigi dove è stata primario ospedaliero e consulente all’Ospedale La Salpêtrière e ha scritto una cinquantina di articoli per riviste specialistiche. É autrice di vari saggi sulla sua esperienza clinica. I più noti sono: L’enfant mal-aimé (Flammarion 1999) tradotto in spagnolo e portoghese e Habiter sa maison intérieure (Fayard 2004). Nel 1991, pubblica su la rivista “Il Ponte”, un racconto autobiografico Undici mesi. Poi esce nel 1995 Il nome delle Serpi (edizioni Giuseppe Laterza) tradotto in greco, una testimonianza sugli anni del fascismo e della guerra visto attraverso gli occhi di una bambina con il quale vince il premio letterario Mario Tobino. Il libro è stato ristampato recentemente nel volume Donne in guerra, generazioni a confronto tra persecuzioni razziali e Resistenza (Aska Edizioni 2017). É autrice anche di un racconto: Una nonna nel paese di Alice. In Versilia sulle orme del passato (Aska Edizioni 2012) e di vari articoli su Amelia Pincherle Rosselli (madre di Carlo e Nello), Primo Levi, nonché della corrispondenza tra vari artisti dell’800: Pascoli, Fattori, Corcos, Formilli e Igino Benvenuto Supino, notissimo storico dell’arte, primo direttore del Bargello e nonno dell’autrice. Recentemente, ha pubblicato un saggio su Dostoevskij: I soggiorni di Dostoevskij in Europa e la loro influenza sulla
sua opera (LOGisma 2017), premiato al Fiorino d’Oro di Firenze.
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