Nicola Nuti è nato a Firenze nel 1960. Figlio di Mario Nuti, che è stato tra i protagonisti del gruppo storico fiorentino dell’Astrattismo classico (insieme a Berti, Brunetti, Monnini, Nativi), la sua preparazione culturale ha salde radici nel territorio, a partire dal suo breve sodalizio con Vasco Pratolini (e gli artisti della sua cerchia), sul quale ha scritto la tesi nell’ambito del corso di laurea tenuto da Piero Bigongiari.
Ha cominciato a occuparsi di critica d’arte nei primi anni Ottanta, commentando eventi sulle pagine de «La Città» (poi «Gazzetta di Firenze») e scrivendo testi per i cataloghi degli artisti. In seguito ha curato numerose mostre in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero, e ha pubblicato sulle pagine di diversi quotidiani e riviste come «L’Indipendente», «La Nazione», «Il Giornale», «The European magazine», «Arti e mercature», «Artecultura», «Artleader», «Contemporart», «D’Ex», «Il Governo», «Eco d’arte moderna», «Kermes», «Professione architetto».
Ha redatto, per l’Istituto Italo-latinoamericano un saggio introduttivo per gli artisti panamensi in occasione della XLVII Biennale di Venezia del 1997. Ha inoltre curato, in collaborazione con Luigi Cavallo, varie pubblicazioni monografiche su Domenico Cantatore e Alberto Manfredi, nonché su Ardengo Soffici.
Suoi numerosi studi, approfondimenti e scritti monografici dedicati all’Astrattismo classico e agli artisti che lo fondarono, in particolare testi su Vinicio Berti e Alvaro Monnini, una monografia su Bruno Brunetti e i cataloghi su Gualtiero Nativi e su Mario Nuti.
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