“Sono Beppe Giannoni, di 82 anni, vivo da signore con la pensione da aiuto corresponsabile a tempo pieno nel Servizio Sanitario Nazionale, anche perché sono parco di natura ed entusiasta. Nei secondi miei vent’anni conobbi don Milani che diventò la mia coscienza critica facendomi capire il significato dell’I care. Fui segretario di sezione del PSI, mi dimisi dal partito dopo il mancato tentativo di riunificazione a sinistra (nel 1967). A metà degli anni ’70 vinsi il concorso per aiuto psichiatra a Firenze (dopo aver esercitato per anni la professione di medico di famiglia) e pensai di poter fare ancora politica (perché la vera essenza della psichiatria è ridare la libertà a chi l’ha persa). Partecipai con fervore al processo di demaniconializzazione della psichiatria (purtroppo fallito, vedi l’attuale prassi psichiatrica, salvo qualche raro caso). Non so cosa sia la noia. Nell’esercizio della attività di psichiatra ho seguito la prassi della psicologia relazionale schierandomi sempre dalla parte di chi soffriva, non trattandolo mai da malato, sapendo in partenza che le sue condizioni psichiche erano in relazione a comportamenti paradossali da parte di chi gli stava dintorno e che per difendersi aveva cambiato stile di vita e di linguaggio. Nel tempo libero ho fatto tanti altri lavori: il muratore (ho restaurato e costruito la casa in cui vivevo), il falegname (ho costruito i mobili di casa), ma soprattutto il contadino (coltivavo la mia terra per produrre olio, vino, ortaggi per la mia famiglia e per gli amici, facevo il pane che mangiavo); ho disegnato, dipinto, scolpito, ho scritto, mi sono interessato di arte e di letteratura, ho scritto anche poesie. Ho viaggiato per conoscere culture diverse dalla mia. Non ho mai provato ed inseguito il delirio della ricchezza di quattrini. Sono abbonato a «Il Fatto Quotidiano».”