Filippo Cicciù, nativo di Reggio Calabria, ha trascorso gran parte della sua vita in altre regioni d’Italia per motivi di lavoro e di famiglia. Funzionario in quiescenza del Ministero delle Finanze, vive da anni nell’anconetano. Ha scritto diversi volumi di versi e vari lavori in dialetto, tuttora inediti o incompiuti. Ha pubblicato su riviste e giornali locali, conseguendo anche fuori della Calabria allori e riconoscimenti nei concorsi letterari cui prese parte in tempi lontani distinguendosi per l’originalità dei contenuti, la nitidezza nell’esporre, la cura e la padronanza delle diverse forme metriche.
Nella sua città ha ottenuto il Tamburello d’oro quale vincitore del concorso di poesia dialettale «Nicola Giunta» in occasione della Settembrata Calabrese 1976. Incluso o citato in alcune antologie, ha fatto parte per una trentina d’anni, fino al 2006, dell’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali. Scrive principalmente nel dialetto calabro-reggino firmandosi Mamuni (sintesi di Jàttu Mamuni, gatto mammone).
Dopo le parodie e i lazzi in dialetto dell’età giovanile, recitati in famiglia e tra gli amici, il suo primo poetare serio è il volumetto in lingua Germogli (EdiFelis, 2009).