Sogni, paure, sentimenti, rimorsi, oppressione, illusioni. Pier Luigi Pizzi dirige Mariangela D’Abbraccio ne “Lo zoo di vetro”, capolavoro della drammaturgia americana firmato da Tennessee Williams, al Teatro della Pergola, dall’11 al 16 febbraio; un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione.
Lo spettacolo racconta le vicende della famiglia Wingfield, composta dalla madre Amanda (Mariangela D’Abbraccio) e dai suoi due figli, Tom (Gabriele Anagni) e Laura (Elisabetta Mirra), ragazza timida e claudicante. Cambiano a volte i ruoli ed è la madre ad avere certe pretese, ma non cambiano i desideri, ben diversi e non ricambiati.
Sono le anime fragili di una storia familiare che il pubblico vede muoversi intrappolate nel proprio simbolico “zoo di vetro”, che diventa anche nostro, arrivandoci come un’onda dal profondo delle nostre anime, ma i loro sentimenti e le loro parole ci attraverseranno il cuore. Perché potrebbero facilmente ritrovarsi nella nostra società.
Siamo alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso e la storia racconta le vicende della famiglia Wingfield composta dalla madre Amanda e dai suoi due figli, Tom e Laura, ragazza timida e claudicante. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli con un comportamento che oscilla tra il tenero e l’eccessivo. Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa, è come intrappolata in un suo mondo di illusioni e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro.
Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce (nonché la morbosa presenza della madre) lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l’ansia di Amanda, che teme suo figlio sia un alcolizzato come il padre. Cambiano a volte i ruoli ed è la madre ad avere certe pretese, ma non cambiano i desideri, ben diversi e non ricambiati. Sogni, paure, sentimenti, rimorsi, oppressione, illusioni: Lo zoo di vetro è un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significhi inseguire la propria vocazione.