Umberto Cecchi è stato per anni direttore de «La Nazione», dove aveva coperto i ruoli di capocronista e inviato speciale in Italia e all’estero, in particolare in Asia, Africa e America Latina. Ha diretto il «Giornale della Toscana», l’emittente televisiva Odeon Tv e la collana Vallecchi “On the Road”. Fra i suoi reportage l’eccidio di piazza Tienammen, il Libano (con Oriana Fallaci), la Cambogia di Pol Pot. Fra le sue interviste memorabili quelle a Borges, a Nelson Mandela, al generale Giap vincitore di Diem Bien Phu, a Julius Nierere e Sam Nunjoma presidenti della Tanzania e della Namibia. E ancora a Pinochet, Amin Dadà, Siad Barre, Deng. E ad Arafat e Kathami dell’Iran, a Bush padre, allo Sceicco del Kuwait. Ha scritto una quindicina di libri ricevendo importanti riconoscimenti: La luna di Harar (Giorgio Mondadori, 1999), Sulla via dorata per Samarcanda (Vallecchi, 2005), Il risveglio del drago. Vietnam: tradizione, presente e futuro (Touring Club, 2005), Le ceneri del Baobab (Vallecchi, 2008), Giacomo Puccini e le cattive ragazze (Carlo Zella, 2009), Oriana Fallaci. Cercami dov’è il dolore (Mauro Pagliai, 2013), Diana, l’ultimo viaggio (Mauro Pagliai, 2017), È sempre così al mattino (Mauro Pagliai, 2017). Instancabile viaggiatore, è stato uno dei pochi europei a soggiornare nelle isole Andaman negli anni Ottanta. È stato deputato al Parlamento, presidente della Commissione politiche comunitarie e consigliere comunale in Palazzo Vecchio. Collabora con «Nuova Antologia» e «Art’è» e i suoi saggi sono usciti su numerose riviste italiane ed estere.
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