Cresciuto in una famiglia dell’alta borghesia toscana, Lorenzo Milani matura la sua scelta di cristiano e di prete durante la seconda guerra mondiale. Fin dal seminario, la radicalità della sua fede colpisce e interroga chi lo incontra. Cappellano a San Donato a Calenzano, fra Prato e Firenze, sceglie come propria nuova famiglia il popolo degli ultimi, operai e contadini dell’area fiorentina, e ne mette in discussione il linguaggio e le abitudini millenarie. Trasferito, nel 1954, come priore della parrocchia di Barbiana, sceglie questo luogo isolato del Mugello, sulle pendici del Monte Giovi, come patria definitiva e irrevocabile, in cui spendere fino alla fine tutte le sue forze per dare agli ultimi, e attraverso di loro a tutti, il valore della parola e della sovrana dignità umana. La profonda, anche se scomoda, obbedienza alla Chiesa, la fedeltà alla propria parrocchia, il rifiuto di strumenti potenti e consumistici (televisione, cinema, bar, ecc.) e l’esclusiva dedizione di don Milani alla gente del suo popolo, hanno fatto di Barbiana il luogo dell’incarnazione e della sovranità suprema raggiungibile dall’uomo. Per questo oggi come ieri Barbiana è meta di pellegrinaggi da parte di credenti e non, che cercano il segreto del radicamento nell’amore alla propria gente e alla propria terra. Don Lorenzo Milani è morto a 44 anni il 26 giugno 1967.
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