Ragazza, donna, altro. Il romanzo corale di Bernardine Evaristo

Marialuisa Bianchi

02/02/2021

Avendo letto e amato tantissime autrici eccelse e avendone apprezzate molte altre, sono purtroppo consapevole che ancora oggi in letteratura le donne fanno più fatica a conquistarsi uno spazio. Le prime romanziere si sono affacciate alla pubblicazione già a partire dall’ Ottocento, ma ancora adesso gli uomini dominano nei programmi scolastici e quindi nelle antologie e nelle letterature, il cosiddetto canone. Con l’aggravante della strabordante presenza maschile nei vari convegni, incontri e soprattutto premi letterari. Da questa consapevolezza è nato il desiderio di fare qualcosa di diverso e recensire solo libri scritti da donne o che hanno come protagoniste donne, senza guardare solo alle novità in libreria o seguire le classifiche di vendita.  Ricercare soprattutto nei romanzi uno sguardo attento e disincantato sul mondo delle donne, sui loro sogni e la loro sensibilità, sulle circostanze della vita e sul ruolo della letteratura. Molti uomini dichiarano invece di leggere di rado un libro scritto da una donna, per una sorta di pregiudizio o consuetudine a sostenere le voci maschili, più alte, tonanti e incisive. Per colmare in parte questa lacuna e dare voce a chi ha dovuto trattenere la propria ho deciso di iniziare da un romanzo davvero originale, appena uscito in Italia, che riflette una grande diversità di personaggi, all’interno di un nucleo chiuso, quello delle donne nere, lesbiche, determinate in ogni modo a farsi valere.

“Ragazza, donna, altro” (Edizioni Sur 2020), l’ultimo romanzo di Bernardine Evaristo - scrittrice inglese di padre nigeriano, vincitrice nel 2019 del prestigioso Booker Prize insieme a Margaret Atwood - mi ha davvero colpita. Appena finito ho avuto subito l’idea di rileggerlo, perché in quel puzzle di personaggi femminili e altro, come dice il titolo, mi sfuggivano dei nessi che avrei voluto rintrecciare o meglio rintracciare. Non l’ho fatto perché altri libri mi richiamano, ma lo farò di sicuro! Vi dico che mi è piaciuto molto. Coinvolgente, profondo e scritto in uno stile innovativo. All’inizio ho fatto fatica a entrarci, poi non riuscivo a staccarmene. Ma una realtà così variegata e complessa andava di sicuro narrata con un linguaggio nuovo. L’autrice racconta in maniera originale la vita di dodici donne afro-britanniche, quasi tutte nere e lesbiche ma non solo, anche eterosessuali e bianche, meticce, insomma quasi tutte le sfumature della pelle. Un romanzo corale, in cui si fa fatica a districarsi perché se c’è un filo che lega queste donne, i cui nomi ritornano anche nelle vite delle altre, all’inizio non è chiaro. Ma non è così la vita? Come diceva John Lennon “La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi”.
 
Il perno del romanzo è la prima al National Theatre di Londra della pièce di Amma Bosu, che dopo anni di piccole sale, luoghi alternativi e tanti rifiuti approda in un luogo così prestigioso. Naturalmente all’evento sono invitate le persone più importanti della vita di Amma e altre che non conosce ma che si intrecciano con la sua esistenza, talvolta senza che lei lo sappia. Fra i personaggi interessante per il salto generazionale è la figlia Yazz, il cui padre è un intellettuale gay. Dominique l’organizzatrice della compagnia teatrale, Shirley un insegnante cinica etero amica di Amma, Cecile un'allieva di Shirley. Ma soprattutto mi ha affascinato la grande madre Hattie che festeggia il suo novantatreesimo compleanno, circondata da nipoti e pronipoti. In quell’occasione ci sarà una rivelazione importantissima. Un universo di donne con le loro storie e i loro segreti, storie di vite qualsiasi che fanno emergere temi rilevanti quali razzismo, identità di genere, pari opportunità visti da prospettive diverse e che offrono diverse interpretazioni.
 
Un tassello determinate fra i tanti del puzzle la lettura del proprio DNA che comincia a imporsi in paesi multietnici, come l'Australia e gli Usa. L’arco temporale va dall’inizio del secolo ai nostri giorni, in luoghi che spaziano dall’Inghilterra, ai Caraibi, all’Africa (molti stati africani) agli stati Uniti, fino all’ Australia. La scrittura che somiglia alla poesia senza essere lirica ci avvolge e non ci accorgiamo più dell’assenza di virgole, punti e maiuscole. Con periodi che vanno a capo senza punteggiatura e le maiuscole spesso assenti, Lo stile della scrittura sembra corrispondere al ritmo delle vite delle protagoniste, ma non sempre perché c’è un’unità di fondo per raggiungere un perfetto equilibrio sia nell’intrecciare le storie e raggiungere un finale, che non rivelo, che dà un senso al tutto facendoci capire che alla fine non siamo affatto diversi, in tutti i sensi. Coloro che si definiscono diversi affrontano la vita come tutti e possiamo riconoscerci nei loro sentimenti e viceversa. Siamo una parte del tutto, uguali e diversi allo stesso tempo. È un libro molto bello da non perdere.
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Marialuisa Bianchi

Marialuisa Bianchi

Molisana d’origine, si è laureata in storia medievale a Firenze, dove vive. Ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori. Ha appena pubblicato per i tipi di Mandragora Storia di Firenze. La preziosa eredità dell’ultima principessa Medici che ha reso grande il destino della città. Precedentemente il romanzo storico Ekaterina, una schiava russa nella Firenze dei Medici e, nel 2021, La promessa di Ekaterina (edizioni End). Ha esordito con un libro...

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