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Matt Haig, tra la vita e la morte c’è una biblioteca

Per Montale era ‘male di vivere’, per Berto ‘male oscuro’, per Matt Haig ‘malattia dei pensieri’. Lo scrittore inglese ha indagato molto sul tema. Anni fa produsse un memoir intitolato “Ragioni per continuare a vivere”. Il mio sforzo – disse allora – è stato quello di scrivere “un libro sulla depressione senza che risultasse deprimente”. Oggi Haig torna sull’argomento con un romanzo, “La biblioteca di mezzanotte” (e/o, traduzione di Paola Novarese) che sa mantenere gli intendimenti dell’autore ogni qualvolta entri in questa zona d’ombra della mente umana; farlo giustappunto con levità, finanche con ironia. La protagonista del romanzo è Nora Seed, 34 anni, donna delusa per non essere riuscita a realizzare nulla delle proprie aspirazioni, per quanto comuni fossero (ad esempio desiderava avere figli). Da quando il fidanzato l’ha piantata vive da sola con il gatto. Poi anche il gatto è morto; lo stesso giorno in cui ha perso il lavoro ed è venuto meno anche l’unico impegno che la metteva in relazione con un essere umano: insegnava pianoforte a un ragazzino. Ora se ne sta in solitudine, tormentata dal rimpianto per tutto ciò che non è riuscita ad essere e fare. Lei che avrebbe desiderato una vita ‘perfetta’. Decide quindi di togliersi la vita, ma tra la decisione e il compimento di quel gesto estremo si frappone una sorta di terra di mezzo: una biblioteca zeppa di libri e una sagace, illuminante bibliotecaria. Sarà proprio lei, Mrs Elm, a spiegare a Nora che “Tra la vita e la morte c’è una biblioteca … scaffali di libri che si rincorrono all’infinito”. E – questa la rivelazione – “ogni libro offre la possibilità di vivere un’altra delle vite che avresti potuto vivere. Di vedere come le cose avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte”. Allora chiedersi: “avresti agito diversamente se ti fosse stata concessa l’opportunità di gettarti alle spalle i rimpianti?”. Ecco così che i libri interpellano e suggeriscono opzioni diverse. Racchiudono tutti i rimpianti, le scelte non fatte, le vite possibili. Quelli sugli scaffali della biblioteca di mezzanotte sono lì per questo. Prima che il tempo scada, Nora dovrà scegliere. E’ questione di vita, e non per dire. Bella storia sul potere salvifico dei libri. E su quanto complicato sia scegliere quello in cui far coincidere la propria vita.
 
***
 
Mentre parlava, gli occhi di Mrs Elm si accesero, luccicando come pozzanghere illuminate dalla luce della luna.
«Tra la vita e la morte c’è una biblioteca» disse. «E all’interno di questa biblioteca, scaffali e scaffali di libri che si rincorrono all’infinito. Ogni libro offre la possibilità di vivere un’altra delle vite che avresti potuto vivere. Di vedere come le cose avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte… Avresti agito diversamente, se ti fosse stata concessa l’opportunità di gettarti alle spalle i rimpianti?».
«Ma quindi sono morta?» le domandò Nora.
Mrs Elm scosse il capo. «No. Ascoltami attentamente. Sei tra la vita e la morte». Fece un gesto vago con la mano indicando il corridoio, verso un punto lontano. «La morte è là fuori».
«E allora è là che dovrei andare. Perché io voglio morire». Nora si incamminò in quella direzione.
Mrs Elm scosse nuovamente il capo. «Non è così che funziona la morte».
«Perché no?».
«Non sei tu ad andare verso la morte. È la morte a venire verso di te».
Quindi a quanto pareva neanche quando si trattava di morire Nora riusciva a fare le cose come si doveva.
Provò una sensazione che le era familiare. La sensazione di sentirsi incompleta, praticamente in tutto. Un puzzle umano a cui mancavano delle tessere. Una vita incompleta, e una morte incompleta.
«Ma perché non sono morta? Perché la morte non è venuta da me? L’ho invitata apertamente. Volevo morire. E invece eccomi qui, ancora viva, ancora consapevole di tutto ciò che succede».
«Se può esserti di qualche conforto, hai parecchie possibilità di morire presto. Le persone che visitano questa biblioteca di solito non vi rimangono a lungo, in un modo o nell’altro».
Quando ci pensava – e le capitava sempre più spesso – Nora riusciva a pensare a se stessa soltanto in termini di cose che non c’erano. Le cose che non era stata capace di diventare. E ce n’erano parecchie. I rimpianti erano un ritornello costante nella sua testa. Non sono diventata una nuotatrice olimpica. Non sono diventata una glaciologa. Non sono diventata la moglie di Dan. Non sono diventata madre. Non sono diventata la cantante solista dei Labyrinths. Non sono diventata una persona veramente perbene, o veramente felice. Non sono stata in grado di prendermi cura di Voltaire. E adesso, come se non bastasse, non era neppure riuscita a diventare un cadavere. Era così pateticamente reale, tangibile, la quantità di cose che aveva sperperato.
 
[da La biblioteca di mezzanotte di Matt Haig, trad. di Paola Novarese, e/o, 2020]  
 

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