La politica è donna. In un libro le memorie di Tommasina Materozzi, ragazza ribelle

Siena il 16/04/2021 - Redazione
Un libro di grande intensità, ma soprattutto un esercizio di memoria, personale e sociale, in cui l’autrice ripercorre le tappe della propria “seconda nascita”, quella dell’impegno politico e della soggettività di genere. Si tratta de “La politica è donna. Memoria di una ragazza ribelle” (La Conchiglia di Santiago) libro scritto da Tommasina Materozzi e curato da Silvia Folchi. La militanza nei primi anni ’50 nell'Udi e nel Partito socialista, l’incontro con il femminismo, gli incarichi nelle amministrazioni locali, l’impegno per la pace e la cooperazione internazionale nel primo decennio del Duemila: il racconto intreccia lo scenario di un Paese in grande trasformazione con l’evoluzione personale di una donna che impara a riconoscere, e a tenere come baricentro, la propria soggettività, cercando di mantenere il collegamento, non senza lacerazioni, con la dimensione collettiva cui sempre si relaziona. 

L’autrice - Tommasina Materozzi è nata ad Asciano (Siena) nel 1937 in una famiglia contadina. Dopo la licenza elementare deve interrompere gli studi per lavorare come sarta. Si impegna fin da giovanissima nell'Udi, diventandone presto una dirigente provinciale e poi nazionale, e nel Psi, poi Psiup, Pdup e infine Dp, di cui diviene funzionaria. Mentre recupera gli anni di studio, è nominata nel Consiglio di amministrazione del Santa Maria della Scala, il grande ospedale senese. Successivamente si iscrive al Pci, e viene più volte eletta nel Consiglio comunale di Siena, dove si impegna in particolare per l’attuazione della legge sulle Pari opportunità e per la Pace e la cooperazione internazione, dapprima in ex Jugoslavia e poi in Palestina. Con l’Archivio provinciale dell'Udi di Siena si impegna per la conoscenza della storia del movimento delle donne e per la promozione delle sue istanze politiche. 

Dal libro - Qui di seguito diamo l’esempio di un capitolo, a pag 221, quasi a metà del libro, per far capire quanto il percorso sia comune, in Toscana e fuori, e come una donna come Tommasina, possa rivendicare una specie di primato rispetto agli uomini, quelli che finora hanno predominato. Il capitolo si intitola: “8 marzo 1988, le donne si raccontano esperienze di vita di generazione in generazione”.

L’appuntamento è alle ore 16 a Palazzo Patrizi. Per la prima volta una vasta area della politica delle donne senesi si è trovata d'accordo per «interrogarsi sui modi necessari a far sì che la giornata internazionale delle donne non sia né un vuoto rituale né un momento di festa astratto dalla quotidianità, né un momento di denuncia fine a se stessa. Per questo la forma scelta è quella del racconto che le donne fanno alle altre donne, affinché attraverso la parola la lotta dell'una diventi patrimonio e ricchezza dell'altra e l'esperienza delle donne di una generazione diventi “storia delle donne” in cui tante possono riconoscere le proprie radici e da cui possono attingere la forza per andare avanti»63. Formalmente manca il Collettivo femminista, ma le femministe saranno comunque rappresentate. Alla Circoscrizione 3 c'è l'impiegata comunale Adriana Fantozzi, che sa interpretare il suo ruolo amministrativo con lo stesso spirito delle due assistenti sociali comunali, Serena e Speranza, che hanno idee innovative e non stanno dietro la scrivania ad aspettare chi ha bisogno di loro. Stanno nel territorio a contatto diretto con la realtà sociale per promuovere iniziative e sollecitare l'istituzione alla soluzione dei problemi. Questo tipo di rapporto facilita la partecipazione degli abitanti alla vita del territorio e alla istituzione del centro sociale e culturale della terza età La lunga gioventù. Protagonista del centro è una donna speciale, dinamica, socievole, con un percorso di vita che non l'ha vista fermarsi mai. È lei che può rappresentare simbolicamente l'esperienza delle donne di più generazioni in cui tante possono riconoscere le proprie radici e da cui possono attingere la forza per andare avanti. È nata così l'idea di un manifesto con le sue foto scattate durante lo scorrere dei suoi circa 90 anni. Glielo abbiamo chiesto ed è stata entusiasta dell'idea, felice come una bambina, quell'essere un po' bambine che ad una certa età coglie tutte. 

Mezz'ora prima dell'orario previsto, le 16, nella sala di Palazzo Patrizi in Via di Città, la frenesia tra le promotrici si affetta col coltello. C'è persino Raffaele Bosco, dipendente dell'AI 30, con la sua telecamera che dà l'idea di essere in un centro di riprese cinematografiche. Raffaele è un appassionato di video riprese e ha dato volentieri la sua disponibilità per riprendere tutta l'iniziativa, anche se è un dilettante alle prime armi. Lui stesso ha detto: «vengo volentieri, ma non garantisco il risultato». E infatti non sarà il massimo, anzi. Ma lo sforzo compiuto sarà apprezzato. Silvia Folchi, grande esperta di video documentazione, in seguito tenterà, su mia richiesta, un recupero di quelle riprese facendo miracoli, ma le continue interruzioni del filmato e le immagini offuscate hanno reso difficile il risultato, che resta comunque una testimonianza. C'è chi monta microfoni e chi prova il piano (non ricordo e non trovo nulla a testimonianza di chi lo avesse messo a disposizione) mentre ritrovo la fattura di manifesti e affissioni con la ripartizione dei costi, in parti uguali fra tutte le 15 associazioni e partiti che hanno organizzato l'iniziativa. Si dispongono le sedie in forma ovale e in mezzo mettiamo un grande fascio di mimose: anche quelle sono parte della storia delle donne. Ci sono ragazze e giovani donne che provano: chi la canzone, chi una poesia, chi ripassa il testo della testimonianza che si è preparata. E ci sono le più grandi, da Rita Barellini a Anna Giorgetti a Manon Muzzi, una straordinaria donna dell'Udi di Colle Val d'Elsa che racconterà la storia delle donne mezzadre e le loro lotte; Messina Batazzi con la sua esperienza di staffetta partigiana; Lucia Sartori e Caterina Ciacci, coltivatrice diretta che ci racconta l'attività del Cif negli anni ‘60-‘61 sui corsi di educazione popolare, di economia domestica e agraria, di taglio e cucito, di formazione spirituale e culturale, mentre Ausilia Bozzini e Iliana Andreini del Cif ci raccontano del mondo cattolico durante il femminismo; Ivana Del Santo della Uil il lavoro a domicilio e il lavoro nero e Oria, cassa integrata della Emerson, di come ha perso il lavoro; Tiziana Bruttini ci racconta l'esperienza del femminismo e le giovani studentesse Silvia Cipriani e Roberta Vigni l'esperienza nel mondo universitario vent’anni dopo il '68. Marta Fusai e altre declamano poesie delle donne. Negli appunti che ho ritrovato commento l'iniziativa così: «una iniziativa unitaria sul percorso delle donne in provincia di Siena dagli anni '50 agli anni '90. Un confronto sereno su chi siamo state e cosa abbiamo prodotto, su ciò che ci ha diviso o unito, consapevoli che torneremo a divederci e ad unirci, perché le differenze esistono, ma il nostro compito è saperle gestire nel confronto sereno che unisca i sentimenti con le intelligenze, il senso dell'umano con il bene comune, la cultura con la politica». Le testimonianze ci sono da parte di tutte, compresa la mia, quella di Rita Barellini e di Anna Giorgetti. Ad ogni testimonianza fa seguito una canzone delle donne, o una poesia o un brano di prosa. Abbiamo visto occhi umidi, menti tremanti e hanno pianto le operaie della Emerson. La sala è stracolma di donne e ci sono anche degli uomini. Ci siamo chieste se gli uomini farebbero una cosa simile. Una domanda senza risposta. La lotta delle donne farà il suo corso, troverà forme nuove, diverse dalle nostre, ma solo le donne cambieranno il mondo. 
 
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